Milioni di profili Facebook di elettori americani sono stati violati dalla società Cambridge Analytica, quando era al servizio della campagna di Donald Trump per la Casa Bianca, e i dati sono stati usati per realizzare un software in grado di influenzare la decisione sul voto. Lo rivelano in esclusiva i quotidiani Observer, Guardian e New York Times, che hanno raccolto le dichiarazioni di un 'whistleblower', una gola profonda, Christopher Wylie, che ha lavorato con un accademico dell'università di Cambridge per ottenere i dati: "Abbiamo sfruttato Facebook per raccogliere i profili di milioni di persone", ha dichiarato Wylie. "E abbiamo costruito modelli per sfruttare ciò che sapevamo su di loro e mirare ai loro demoni interiori. È su questa base che l'intera società è stata costruita".
Cambridge Analytica è di proprietà del miliardario Robert Mercer, finanziere specialista in hedge fund, e al suo vertice c'era Steve Bannon, strettissimo consigliere di Trump cacciato improvvisamente dalla Casa Bianca nell'agosto del 2017. Documenti a cui The Observer ha avuto accesso, e confermati da un comunicato di Facebook, indicano che alla fine del 2015 il social network aveva scoperto che erano stati raccolti dati su una scala senza precedenti. Ma Facebook allora non informò i suoi utenti e adottò soltanto limitate contromisure per recuperare e proteggere le informazioni sensibili di circa 50 milioni di persone.
I dati sono stati raccolti da Cambridge Analytica attraverso l'app thisisyourdigitallife, sviluppata dall'accademico di Cambridge Aleksandr Kogan, con un'attività non collegata ai suoi impegni universitari. Tramite una sua società, la Global Science Research, e in collaborazione con Cambridge Analytica, centinaia di migliaia di utenti sono stati pagati per sottoporsi a un test sulla personalità, e hanno firmato una liberatoria all'uso dei loro dati ai fini di studi scientifici.
Il punto è che la app ha poi raccolto anche i dati degli amici di Facebook di questi utenti, fino a raggiungere le decine di milioni di profili. Qualcosa di incompatibile con la politica dichiarata di Facebook che è quella di permettere la raccolta di dati soltanto al fine di migliorare l'esperienza degli utenti sulla piattaforma, vietandone la vendita o l'uso per scopi pubblicitari. Facebook ha adesso sospeso sia Cambridge Analytica sia Aleksandr Kogan.
Scrive Il Post: Il New York Times aggiunge anche che i documenti che ha visionato suggeriscono che Cambridge Analytica svolse dei lavori in Russia e in Ucraina. Lo scorso ottobre, poi, il fondatore di Wikileaks Julian Assange aveva detto che il CEO della società Alexander Nix lo aveva contattato durante la campagna elettorale americana per ottenere delle email private di Clinton. Le rivelazioni su Cambridge Analytica sono state accolte con preoccupazione soprattutto perché da tempo Facebook è notoriamente accusata di aver permesso che la Russia si servisse della sua piattaforma – insieme a Twitter e Reddit, tra le altre – per diffondere propaganda politica all’estero. Alla società era arrivata lo scorso dicembre proprio una richiesta di consegnare alcuni documenti da parte del procuratore speciale Robert Mueller, che sta conducendo l’indagine su Trump e la Russia.
Nel suo post, Facebook ha ammesso che è insolito spiegare una disputa con un’azienda privata con un post pubblico, ma che ha voluto farlo ugualmente per via della rilevanza della società. L’inchiesta del Guardian però contiene accuse gravi anche a Facebook, che non avrebbe fatto sostanzialmente niente per rimediare alla violazione, nonostante sia stata raccontata per la prima volta due anni fa. Dopo che la lettera con cui chiedeva la cancellazione dei dati non ricevette risposta, ha raccontato Wylie al Guardian, Facebook non fece nulla, fino alla sospensione arrivata ieri e seguita alle ricerche di Guardian e New York Times.
"Per Cambridge Analytica tutto è iniziato nel 2014, con un finanziamento da 15 milioni di dollari dal repubblicano Robert Mercer. Poi ha attirato l’attenzione di Steve Bannon con la promessa di fornire a Trump strumenti per identificare la personalità degli elettori americani e influenzare il loro comportamento", spiega La Stampa, "Cambridge Analytica, tramite il suo amministratore delegato Alexander Nix, ha più volte ribadito di non aver mai ottenuto dati di Facebook. Successivamente è però tornata sui suoi passi e ha scaricato la responsabilità di Aleksandr Kogan, accademico russo-americano, dal quale ha acquistato i dati. In Gran Bretagna, Cambridge Analytica è oggetto di indagini da parte del parlamento e delle autorità di governo per possibili violazioni della privacy e si sospetta che abbia lavorato illegalmente sulla campagna per la Brexit".