Nell'amministrazione Trump, a pochi giorni dal licenziamento del segretario di Stato Rex Tillerson, starebbe per saltare un'altra testa: quella del consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster. È il Washington Post a rilanciare l'indiscrezione, che è stata smentita dalla Casa Bianca. "Ho parlato con il presidente degli Stati Uniti e con il generale e, contrariamente a quanto riportato, mantengono una buona relazione. Non ci saranno cambiamenti al Consiglio di Sicurezza Nazionale", twitta la portavoce Sarah Huckabee Sanders.
"Il presidente è ora a suo agio con la fuoriuscita di McMaster, con il quale non ha mai personalmente legato, ma intende prendere tempo perché vuole essere certo che il generale a tre stelle non venga umiliato e che che ci sia un successore forte", scrive il Washington Post. Un atteggiamento in netto contrasto con il licenziamento in tronco, e del quale ha appreso via Twitter, di Rex Tillerson come segretario di Stato. La stesso modo brutale era stato riservato a James Comey, l'ex direttore dell'Fbi cacciato nel maggio del 2017 'a sua insaputa'.
Quei briefing "troppo lunghi e irrilevanti" per Donald
McMaster è il secondo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump in 14 mesi. La prima scelta, Michael Flynn, era stato costretto a dimettersi dopo appena due mesi in carica per aver mentito sui suoi controversi rapporti con Mosca. Secondo il Wp, Trump si è lamentato della rigidità di McMaster e del fatto che i suoi briefing erano "troppo lunghi e irrilevanti". Ufficiale di carriera e veterano pluridecorato, il 55enne McMaster, nato a Filadelfia, è considerato una delle menti più acute dell'arma. Nella sua tesi di dottorato, diventata poi un saggio, 'Dereliction of Duty', sostiene che durante la guerra in Vietnam la Casa Bianca ha isolato e ignorato i suoi comandanti militari. La tesi del saggio è che i generali avrebbero dovuto farsi ascoltare dalla leadership civile in modo tale da poter mettere la loro esperienza al servizio del governo del Paese. Oggi, l'imminente cacciata di McMaster, sembra indicare come anche la Casa Bianca di Donald Trump sia impermeabile all'esperienza e ai consigli di chi non riesce sempre ad assecondare il presidente.