Rex Tillerson non ha alcuna simpatia per la Russia e questo, secondo il New Yorker, potrebbe essergli costato la poltrona di Segretario di Stato, quello che in Italia corrisponde all'incarico di ministro degli Esteri. A far traboccare il vaso, stando alla ricostruzione del settimanale, potrebbe essere stata la sua ultima uscita: "Dall'Ucraina alla Siria - e ora il Regno Unito (il riferimento è all'avvelenamento dell'ex spia russa avvenuto a Londra, ndr) - la Russia continua ad essere una forza irresponsabile di instabilità nel mondo, agendo con aperto disprezzo per la sovranità degli altri stati e la vita dei loro cittadini".
Da quando Donald Trump è alla Casa Bianca, questa è stata senza dubbio la più forte condanna del comportamento russo. Solo che non è venuto dalla presidenza, ma dal capo della diplomazia americana che sembra aver agito senza consultarsi con Trump che così poche ore dopo - alle 8,44 del 13 marzo - lo ha fatto fuori.
Alcuni consiglieri di Trump sono corsi a dire ai giornalisti che il licenziamento di Tillerson non è legato alla sua dichiarazione sulla Russia. Citando diversi funzionari, il Washington Post ha riferito che la Casa Bianca ha informato venerdì il Segretario di Stato della prossima estromissione, stessa versione fornita da un cronista della Associated Press.
Tillerson sarebbe stato invitato a farsi da parte e quando si è ostinato a restare al suo posto, la Casa Bianca ha risolto la questione con un tweet del Presidente. E secondo la Cnn Tillerson ha scoperto solo dal tweet di Trump di essere stato licenziato.
Una relazione complicata
Se Tillerson sapeva che il presidente stava per farlo fuori, la sua dichiarazione sulla Russia era forse un atto finale di sfida. È certamente vero che la partenza di Tillerson non è stata del tutto inaspettata. Sebbene abbia evitato di criticare pubblicamente Trump, dietro le quinte non ha nascosto il suo disprezzo. A ottobre, la NBC News aveva riportato che dopo la riunione in cui Trump aveva chiesto un aumento di dieci volte nell'arsenale nucleare degli Stati Uniti, Tillerson, parlando con altri funzionari, lo aveva definito un "imbecille". Uno dei reporter della NBC ha poi chiarito che Tillerson usava il termine "fottuto idiota".
Dopo quelle rivelazioni, che Tillerson non ha mai smentito, erano troppi i segnali che fosse pronto il cambio con Mike Pompeo, un ex deputato repubblicano ora a capo della Cia. Ma c'è un altro elemento che può aver giocato un ruolo chiave nella tempistica del licenziamento. Di prima mattina il Washington Post aveva dato la notizia che Roger Stone, repubblicano e consigliere di lunga data di Trump, aveva saputo nella primavera del 2016 da Julian Assange che Wikileaks era in possesso di e-mail su John Podesta che avrebbero potuto essere rovinose per la campagna elettorale di Hillary Clinton, candidato democratico. Ma la notizia non ha fatto in tempo a decollare su Twitter, dove Stone era subito diventato trend topic, perché Trump, notoriamente attento agli umori del social network, ha sganciato la bomba del licenziamento di Tillerson e l'ha fatta affondare tra quelle meno interessanti.
Qualunque cosa sia realmente accaduta, resta il fatto è che Tillerson sia il primo ministro ad essere licenziato con un tweet. E dato il suo impegno a rivoltare il Dipartimento di Stato come un calzino, saranno in pochi a rimpiangerlo. Ma a qualcuno mancherà l'unica figura stabilizzatrice e indipendente dell'esecutivo. Dopo le dimissioni di Gary Cohn, l'ex dirigente di Goldman Sachs che fungeva da consigliere economico di Trump, il cerchio attorno al presidente sta diventando più uniforme e più stretto. E non sembra un caso che Pompeo, sostituto di Tillerson, oltre che fedelissimo di Trump sia noto per aver minimizzato l'interferenza russa nelle elezioni del 2016.