Automobili, spazzatura e navi vichinghe. I fondali dei fiordi norvegesi, che richiamano a una natura lontana e incontaminata, possono essere in realtà nascondiglio per i tanti rifiuti prodotti dall’uomo. È questo il caso dell’insenatura sulla quale sorge la capitale del Paese, utilizzata per secoli per smaltire rifiuti, e che ora l’Autorità portuale di Oslo ha deciso di ripulire con l’aiuto di droni sottomarini. Una mappatura dei rifiuti, realizzata grazie a mezzi autonomi capaci di arrivare nei profondi fondali marini della zona, guiderà l’intervento di navi elettriche incaricate al recupero delle scorie più voluminose.
"Testeremo i droni", ha detto Svein Olav Lunde, direttore tecnico dell'Autorità portuale di Oslo, per ripulire le "isole della spazzatura" sottomarine. Secondo Geir Rognlien Elgvin, dirigente dell’autorità, questo progetto sarà il primo al mondo che vede dei mezzi autonomi coinvolti nella ricerca di rifiuti sul fondale. Tra le varie prove della presenza umana nei fiordi, secondo quanto riportato dal New York Times, si troverebbero anche residuati bellici della Seconda Guerra Mondiale e potenziali vittime di omicidio. L’imprenditrice e pilota di droni Christine Spiten, che a febbraio ha mostrato all’Autorità portuale il funzionamento del suo drone sottomarino “Blueye’s Pioneer”, ha dichiarato che “sul fondale ci sono gli arredamenti di intere case”.
“Non molti anni fa un sindaco ha incoraggiato i cittadini a sbarazzarsi delle loro auto mettendole sotto ghiaccio”, ha scherzato Solve Stubberud, segretario generale della Federazione nazionale sommozzatori. Oggi la sensibilità verso la questione ambientale è fortunatamente più sentita e questo fornisce le risorse necessarie per sperimentare nuove soluzioni. Tra queste anche il progetto per ridurre del 50% le emissioni entro il 2020 (rispetto al 1990) e raggiungere un saldo zero sulle emissioni di anidride carbonica entro il 2050. In virtù dei suoi sforzi (a Oslo il 30% delle auto vendute è elettrica) ha fatto guadagnare alla città norvegese il titolo di Capitale verde d’Europa per il 2019.
“Il vero problema è la plastica”, ha spiegato Stubberud, secondo il quale un ruolo chiave nella corsa alla sostenibilità spetta agli ambientalisti, che con la loro iniziativa danno corpo ai proclami dei politici. Infatti è quasi paradossale che in Norvegia sia consentito alle miniere di disfarsi del materiale di risulta proprio in mare.