Il 16 febbraio avranno inizio i festeggiamenti per l'inizio dell'Anno del Cane. Per gli ospiti del carcere di massima sicurezza di Qincheng che abbiano superato i 60 anni il Capodanno cinese è sempre stato l'occasione per riabbracciare i familiari, ammessi nella struttura per consumare un pasto insieme al parente detenuto. Ma quest'anno non sarà così. Anzi, i prigionieri è impedito pure di ricevere visite nelle due settimane precedenti e successive il 16 febbraio.
Secondo quanto hanno confidato fonti ben informate al South China Morning Post, ai detenuti è stata negata anche questa consolazione a causa del sovraffollamento dell'edificio, che non consentirebbe di ospitare i congiunti. Una situazione che mostra quanto dura sia stata la repressione della corruzione portata avanti dal presidente Xi Jinping. Qincheng è infatti "la gabbia delle tigri", ovvero il carcere nel quale languono molti degli alti funzionari pubblici condannati per corruzione nei mesi scorsi: da Bo Xilai, ex responsabile della municipalità di Chongqing, all'ex consulente del presidente Ling Jihua, dall'ex capo della sicurezza Zhou Yongkang all'ex generale Guo Boxiong. E la "gabbia delle tigri" è solo la punta dell'iceberg. Prendendo in considerazione anche le "mosche" (ovvero i funzionari di rango più basso), il numero di pubblici ufficiali finiti nelle maglie della giustizia è pari a 1,3 milioni, una cifra gigantesca anche per un Paese che conta un miliardo e 385 milioni di abitanti.
Nella gabbia delle tigri
Situata alle pendici delle montagne Yan, a un'ora di macchina dal centro di Pechino, negli anni '60 la prigione di Qincheng ospitava i dissidenti accusati di attività controrivoluzionarie durante le sanguinose purghe della Rivoluzione Culturale. Successivamente, accolse tra le sue mura alcuni esponenti della "banda dei quattro", capri espiatori di quegli anni di massacri, tra cui la vedova di Mao, Jiang Qing. La segretezza ha caratterizzato Qincheng sin da quando venne costruita, con l'aiuto dei sovietici, nel 1958, per tenervi i nazionalisti del Kuomintang, usciti sconfitti dalla guerra civile con i comunisti, accusati di crimini.
Oggi il carcere, l'unico controllato dal ministero della Pubblica Sicurezza e non da quello della Giustizia, ha il privilegio di accogliere solo funzionari con almeno il rango di vice ministro. Nondimeno, dopo la stretta senza precedenti di Xi, le sue celle sono tornate affollate. Nemmeno i lavori di espansione intrapresi nel 2012 sarebbero stati sufficienti a renderla abbastanza spaziosa per le circa cento "tigri" tra le sue sbarre. La maggior parte dei detenuti è in isolamento e quindi non condivide la cella con nessuno, spiega un testimone al South China Morning Post, potendo interagire con gli altri solo durante l'ora d'aria e le attività di gruppo, come il giardinaggio. Eppure i blocchi che pochi anni fa contenevano non più di sei detenuti ora ne contengono oltre venti, tanto da far supporre che l'espansione di cui sopra sia consistita nella divisione in più spazi di quelle che erano celle singole.
Ma come se la passano i più celebri tra i detenuti di Qincheng? "Bo Xilai sembra di buon umore e prende parte a diverse attività", spiega la fonte del quotidiano di Hong Kong, "ma Guo e Ling non si fanno mai vedere durante tali attività, non partecipano a nessuna di esse. Guo sembra soffrire di una malattia che gli impedisce di uscire. Ling Jihua potrebbe essere un po' depresso. Che io sappia è l'unico detenuto che non ha mai ricevuto visite da parenti o amici".