Per le autorità francesi è un problema delicatissimo: come accompagnare i figli dei jihadisti che rientrano dalla Siria? La maggior parte dei casi di foreign figheters d'oltralpe riguarda la zona a nord di Parigi e sono presi in carico dalla Procura di Bobigny, competente per l'aeroporto di Roissy ma è una procedura nuovissima. In questo aeroporto la scena è ormai diventata familiare: atterra un aereo proveniente dalla Turchia con a bordo genitori e figli, famiglie di jihadisti di ritorno dall'Iraq o dalla Siria. Sull'asfalto, i poliziotti aspettano i genitori che vengono subito presi in custodia e molto spesso incarcerati. I figli sono portati in una famiglia affidataria o in una casa-famiglia. La Francia è particolarmente preoccupata: circa 1.700 persone sono partite per unirsi all'Isis dal 2014 in poi. Circa 450 sarebbero morti, altri hanno deciso di rientrare.
Ad oggi, ci sono 46 figli di questi "fantasmi" sono stati seguiti dalla Procura di Bobigny. In totale, 66 minori sarebbero tornati in Francia, secondo il Ministero della Giustizia. Per la maggior parte sono giovanissimi, spesso hanno meno di cinque anni. Nei primi giorni dal loro rientro, vengono sottoposti a esami medici ma soprattutto psicologici. "Oltre allo choc per la separazione", molti "sono stati privati di un genitore", spiega uno degli psichiatri che seguono questi casi.
"Senza parlare della fuga con la madre, in contesti drammatici, sotto le bombe". Per "non parlare delle immagini violente che possono aver visto". Alcuni soffrono di stress post traumatico, altre manifestazioni di turbe, sindromi depressive o ritardi dello sviluppo.
I disturbi sono spesso "molto vicini" a quelli che i professionisti sono soliti incontrare in bambini esposti a violenze gravi. Ma per gli operatori sociali, la loro situazione non ha precedenti: "Ciò che è speciale è la storia della famiglia, non sono solo i genitori", afferma un funzionario del benessere dei bambini (ASE). A questo particolare profilo, si aggiunge una certa "pressione" dovuta all'importanza della posta in gioco: "con questi bambini, c'è la sensazione che non possiamo mancare", riassume il responsabile.
"Tutto questo può essere spaventoso". Di fronte a questa nuova problematica, la cura si sta strutturando a poco a poco: la ricerca è stata avviata, la formazione per assistenti familiari, educatori e psicologi, vengono allestiti in tutta la Francia. La sfida: costruire una rete di professionisti per seguire questi bambini a lungo termine, anche quando ritornano nella loro famiglia immediata o allargata. Dei 46 minori seguiti a Bobigny, 10 sono stati dati alle loro famiglie rimaste in Francia, secondo la procura.
Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha recentemente insistito sulla necessità di cure "specifiche" e "a lungo termine" per questi giovani, per evitare che alcuni diventino "bombe a tempo". Il loro futuro "sarà uno dei grandi problemi per gli anni a venire", ha detto. Un'opinione condivisa dai professionisti: "quando crescono, ci sono domande che li faranno funzionare. Aiuterà che ci sia qualcuno a rispondere", dice lo psichiatra. In adolescenza in particolare. Nell'età "in cui ci domandiamo quale adulto voglio essere?" Dove sorgono le domande di lealtà, questa "sensazione di dover essere fedele a certe persone, specialmente ai suoi genitori".
"Se in quel momento avranno un sostegno educativo e psicologico, possiamo sperare che le cose evolvano in modo positivo", dice il dottore. Per il momento, e sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni, si osservano risultati incoraggianti. I bambini "fantasma" "seguono il percorso di un bambino della loro età". "Più o meno lungo, più o meno colpito", ma "c'è un'estinzione dei primi sintomi", nota il capo dell'ESA. Loro "tornano al gioco, agli altri, vengono istruiti".