Le Bermuda hanno cancellato il diritto ai matrimoni gay a meno di un anno dalla loro approvazione. È la prima volta al mondo che un Paese torna sui suoi passi abrogando una legge su questo tema. I cittadini di questo territorio – divenuto colonia britannica nel 1684 e ancora oggi sotto la sovranità del Regno Unito – non potranno più sposarsi, e si vedranno riconosciuto soltanto il diritto alla convivenza. Potranno cioè registrare la propria unione, senza però celebrare il rito religioso. La decisione è ufficiale dal 7 febbraio, quando John Rankin, il governatore delle isole, ha firmato il Domestic Partnership Act, il documento che pone nuove restrizioni ai diritti delle persone lgbt, che Senato e Assemblea avevano già votato lo scorso dicembre.
“Un giusto equilibrio”
“La legge intende trovare un giusto equilibrio tra i due gruppi (quello favorevole e quello contrario ai matrimoni gay), al momento inconciliabili, che vivono in Bermuda. Stabilisce che i matrimoni potranno essere soltanto tra uomo e donna, ma al tempo stesso riconosce e protegge i diritti delle coppie dello stesso sesso”, ha provato a minimizzare il ministro dell’Interno Walton Brown che, come ricorda il Guardian, appartiene allo stesso partito – quello Progressivo Laburista – che ha proposto l’abrogazione dei matrimoni omosessuali.
Eppure non più tardi del 5 maggio scorso la Corte Suprema di Bermuda li aveva consentiti, chiarendo che il loro divieto “costituiva un trattamento deliberatamente differente sulla base dell’orientamento sessuale”. Tutto vano. Il governo bermudiano difende la nuova legge che, oltre a riconoscere legalmente chi si è sposato nella finestra temporale tra maggio 2017 e febbraio 2018 - meno di una decina di coppie -, offre nuove tutele alle coppie di conviventi gay. Tra i nuovi diritti sanciti, si legge nel comunicato, ci sono quello di prendere decisioni mediche per conto del partner, accedere all’eredità del partner e di ricevere la sua pensione, oltre alla possibilità di trasferirsi in Bermuda per vivere e lavorare se si convive con una persona proveniente da lì.
Dal referendum anti-gay ai timori per il turismo
Le polemiche non sono comunque tardate. Chris Bryant, attuale membro laburista del Parlamento britannico, ha attaccato il segretario di Stato per gli Affari Esteri Boris Johnson, accusandolo di aver dato alle Bermuda “il permesso di abolire i matrimoni omosessuali”, rispondendo poi in maniera piccata a una utente che sosteneva che la comunità lgbt “non merita di potersi sposare”.
Le associazioni lgbt sono sul piede di guerra. Glaad ha scritto che “Bermuda si è guadagnato il vergognoso riconoscimento come primo territorio nazionale al mondo a cancellare i matrimoni omosessuali”, mentre Human Rights Campaign – la più grande comunità con oltre 750 mila sostenitori – ha parlato di “azione deplorevole” e di una battaglia che continuerà nelle Bermuda fino al momento in cui “ogni persona avrà riconosciuto il diritto di sposare la persona che ama”. E il timore per la decisione del governo riguarda anche gli effetti sull’economia dell’arcipelago dell’oceano Atlantico: in una lettera inviata ai senatori bermudiani lo scorso dicembre, l’autorità per il turismo del Paese aveva espresso il timore di perdere visitatori. “Un serio danno reputazionale, come dimostrato dai titoli negativi della stampa internazionale e la crescente ostilità registrata sui social media”, aveva avvisato il CEO e firmatario del testo Kevin Dallas, che aveva portato come esempio la diminuzione di turisti in Carolina del Nord e Indiana dopo alcune decisioni anti-omosessuali tra 2015 e 2016.