Non solo gli orsi polari devono fare i conti con la fame e la lotta per la sopravvivenza dovuta al riscaldamento climatico, ma una nuova ricerca dimostra che il loro fabbisogno di cibo è più alto di quello che gli scienziati abbiano mai stimato finora.
Per 11 giorni nove femmine di orso polare del mar Artico sono state equipaggiate di collari GPS e di congegni per misurare il metabolismo e tenute sott’osservazione da un gruppo di studiosi dell’Università della California Santa Cruz. Ciò che ne è venuto fuori è che questi animali sono incapaci di catturare la quantità di cibo di cui necessitano. Questo perché, sostengono i ricercatori, gli orsi non in stato di cattività hanno un ritmo metabolico più alto del normale. A ciò, ovviamente, si aggiungono le sfide poste dal riscaldamento climatico che costringono questi animali ad allontanarsi molto di più rispetto al passato e a faticare per catturare una preda. Soprattutto nell’aera dell’Artico dove il periodo estivo, libero dai ghiacci, dura oggi 20 settimane in più rispetto al 1979.
“Deperiti dal lungo cammino”
Secondo gli autori dello studio pubblicato sulla rivista scientifica Science, proprio la necessità per gli orsi di “compiere viaggi lunghi per poter mettere qualcosa sotto i denti fa sì che il loro fisico deperisca più facilmente”. “Abbiamo scoperto che gli orsi polari hanno un fabbisogno energetico più alto di quanto pensassimo e che per questo hanno bisogno di cacciare molte foche”. E se queste ultime in primavera sono molto giovani e ingenue, a fine estate sono diventate ormai adulte, sono veloci e sveglie e non hanno alcuna intenzione di finire tra le fauci degli orsi.
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La foto dell’orso emaciato che ha commosso il mondo
Lo scorso settembre la foto di un orso polare estremamente denutrito ha fatto il giro del mondo, riaccendendo i riflettori sui danni del riscaldamento globale. L’immagine era stata scattata dalla fotografa Kerstin Langenberger al largo del Mare di Barents, nell'arcipelago Norvegese delle Svalbard. La donna aveva spiegato a che quella ritratta nello scatto era “una femmina, quasi uno scheletro, con una zampa anteriore ferita, intenta forse a cacciare un tricheco, mentre è bloccata a terra”. Ma a sorprendere di più è forse il fatto che la denutrizione riguarda soprattutto le femmine, proprio come i nove esemplari tracciati col GPS: “Ho visto orsi in buona salute - scrive la donna - ma ne ho visti anche alcuni morti e affamati. Li ho visti camminare sulle spiagge in cerca di cibo, tentare di cacciare e mangiare renne, uova di uccelli, muschio, alghe. E ho realizzato che gli orsi grassi sono quasi esclusivamente maschi che trascorrono tutto l'anno sul pack ghiacciato. Le femmine, che raggiungono la terraferma per dar luce ai cuccioli, sono spesso magre. Con il ghiaccio in ritirata, rimangono bloccate a terra, dove non c'è cibo a sufficienza. I loro cuccioli muoiono. Raramente mi è capitato di vedere madri e cuccioli in buona forma”.
E il video dell’agonia
Qualche mese dopo, a dicembre, era stato l’attivista e fotografo di National Geographic Paul Nicklen a postare un video che mostrava un orso polare ripreso sull’isola di Somerset, in Canada, intento a trascinarsi a fatica negli ultimi istanti della sua vita. "Aveva gli arti inferiori atrofizzati. Non potevamo fare molto per lui. Ho ripreso la sua lenta morte per far sì che non sia avvenuta invano - ha detto l'attivista - quando gli scienziati parlano dell'estinzione degli orsi polari, le persone comuni non si rendono conto di ciò che significa. Questa è la fine che fanno: muoiono lentamente di fame. E tutti lo devono vedere”. Non sono mancate sui social network le critiche di alcuni utenti che hanno accusato Nicklen di non aver fatto nulla: "Certo, ci ho pensato a fare qualcosa - ha ribattuto il fotografo - ma non vado in giro con una pistola tranquillante o con 400 chili di carne di foca". E anche se lo avesse aiutato, ha proseguito Nicklen, il suo gesto non sarebbe servito a molto, avrebbe solamente prolungato la sofferenza dell'animale. Senza contare che dare da mangiare agli orsi polari selvatici è illegale in Canada”.