Più fontane, meno bottiglie. In una manovra a tenaglia iniziata due settimane fa con l’annuncio della prima strategia paneuropea sulla plastica, la Commissione Ue rilancia: modifica la direttiva sulle acque potabili e chiede ai Paesi membri di aprire le fontane delle loro città. Invitando (ma non obbligando) i gestori di ristoranti e bar a offrire acqua del rubinetto ai clienti anziché vendere, spesso a carissimo prezzo, la minerale in bottiglia. Lo scopo dell’offensiva Ue è duplice: migliorare la qualità dell’acqua pubblica come servizio essenziale, favorendone quindi il consumo, e ridurre i rifiuti provenienti dalle acque in bottiglia, uno dei più comuni prodotti in plastica monouso che invadono le spiagge europee.
Agli Stati membri Bruxelles chiede di “migliorare l'accesso all'acqua potabile per tutti i cittadini e in particolare per i gruppi piu' vulnerabili e marginali che, attualmente, hanno difficoltà ad accedervi”. Dunque costruire fontane negli spazi pubblici delle città, lanciare campagne di informazione sulla qualità dell'acqua pubblica, incoraggiare le amministrazioni e gli uffici pubblici a fornire accesso all'acqua potabile. I cittadini dovranno essere informati - anche online - sulla qualità e l'approvvigionamento di acqua potabile nella zona in cui vivono. Rispettare le nuove normative, calcola la Commissione, costerà ad amministrazioni e operatori una cifra compresa tra 1,6 e 2,2 miliardi di euro all’anno a livello Ue.
Oggi, sostiene la Commissione, la gran parte degli Stati membri ha uno standard molto elevato di acqua pubblica. Malgrado questo, l’uso di minerale in bottiglia, molto spesso di plastica, è altissimo. Le stime indicano che la nuova direttiva porterebbe a ridurre il consumo di acqua in bottiglie di plastica del 17%, con un risparmio di oltre 600 milioni di euro l'anno per i consumatori.
La Commissione alzerà anche gli standard dei criteri per stabilire la sicurezza dell’acqua, introducendo 18 nuovi parametri e aggiungendo ai requisiti esistenti, anche legionella e cloro: con i nuovi criteri, secondo Bruxelles, i potenziali rischi per la salute associati all'acqua potabile si potrebbero ridurre dal 4% a meno dell'1%.
L’iniziativa della Ue arriva dopo il successo della energica attività di lobbing del movimento ‘Righ2Water’, che ha raccolto oltre un milione e mezzo di firme per un migliore diritto all’accesso di acqua potabile. "I cittadini hanno fatto sentire la propria voce con forza e chiarezza – ha detto il vice presidente della Commissione, Frans Timmermans - abbiamo ascoltato e risposto al loro appello”. Resta da capire quale sarà l’impatto economico dell’offensiva anti-plastica dell’Unione ribadita dalla decisione di oggi. Lo stesso Timmermans ha annunciato uno “studio di impatto”, perché se l’obiettivo resta quello di migliorare l’ambiente, “il gettito potrebbe diminuire e dobbiamo chiederci se questa soluzione possa essere sostenibile nel tempo”. I conti, per una volta, si faranno dopo.