Nell'ultima settimana in Afghanistan ci sono stati quattro gravi attacchi che hanno causato almeno 163 morti e oltre 300 feriti. È il bollettino di guerra che stanno combattendo i talebani contro i miliziani dello "Stato islamico". Una sanguinosa battaglia per il controllo del territorio a colpi di attentati. Il califfato, avendo perso buona parte del proprio territorio tra Iraq e Siria, tenta infatti di conquistare nuovi territori dove vige già una stabilità precaria: dalla Libia, al Sinai, all'Afghanistan. I talebani, invece, che non sono mai stati alleati dell'esercito nero di Al Baghdadi, il sedicente califfo, non hanno alcuna intenzione di piegarsi. Anche per non ripetere l'errore già commesso in Siria quando il gruppo di Al Qaeda, da sempre alleato dei combattenti afgani, fu costretto a combattere contro l'Isis per continuare ad esistere. In Afghanistan questo duello per l'esistenza si sta lasciando dietro una lunga scia di sangue.
Una settimana dopo, sabato scorso, i talebani sono tornati a colpire nel cuore della capitale: hanno fatto saltare in aria un'ambulanza piena di esplosivi. Il bilancio è di 103 morti e 235 feriti, uno dei più gravi degli ultimi mesi. Secondo diversi analisti, i diretti responsabili apparterebbe alla rete dei Haqqani, affiliata al gruppo dei talebani e accusata di essere molto vicina ai Servizi pakistani. "Quando senti funzionari statunitensi, anche in ambienti privati, discutere di ciò che li preoccupa di più, parlano sempre degli Haqqani", ha detto l'analista Michael Kugelman, del Wilson Center di Washington. I Haqqani sono accusati di essere i responsabili anche dell'attentato del maggio scorso a Kabul che fece oltre 150 morti.
I combattenti dello Stato islamico, inizialmente istituito tra Iraq e Siria, sono in cerca di nuovi territori da occupare per portare avanti il piano di restaurazione del califfato. E tra le zone più promettenti c'è sicuramente l'Afghanistan. La continua instabilità politica favorisce infatti l'inserimento dei nuovi combattenti jihadisti, che vengono però respinti anche dai talebani che considerano Kabul ancora la propria capitale. L'Isis è entrato dunque in scena cercando di portare a termine attacchi contro il governo locale. Ieri ha rivendicato l'attentato all'accademia militare di Kabul (almeno undici vittime), mercoledì scorso aveva preso invece di mira la sede di Save the Children a Jalalabad, nell'Est del Paese. Il bilancio del blitz è stato di sei morti e una trentina di feriti.
Quella in Afghanistan è la guerra più lunga mai combattuta dagli Usa: iniziata ad ottobre del 2001, malgrado abbia visto al suo picco schierati oltre 140 mila soldati di 51 Paesi nel 2011, e gli annunci di disimpegno prima di Barack Obama e poi in campagna di Donald Trump, le truppe Usa sono ancora nel Paese, come quelle italiane, dopo quasi 17 anni. Il presidente americano Donald Trump ha chiesto a "tutti i Paesi un'azione decisiva" contro i talebani dopo l'attentato di sabato. "Questo malvagio attacco aumenta la nostra risolutezza e quella dei nostri partner afghani. Ora tutti i Paesi dovrebbero intraprendere un'azione decisiva contro i talebani e la rete terroristica che li sostiene", ha detto Trump.
I talebani si imposero in Afghanistan dopo la caduta dei sovietici agli inizi degli anni Novanta e, dal 1996 al 2001, controllarono gran parte del Paese. L'invasione americana, in seguito agli attacchi dell'undici settembre, li costrinse a tornare alla guerriglia e a considerarsi di nuovo mujahedin che mirano alla creazione dell'emirato islamico dell'Afghanistan. Per riaffermarsi come unico gruppo combattente, temendo di cedere terreno ai foreign fighter dello Stato islamico che si stanno spostando più a oriente per portare avanti il proprio sogno di creazione di un califfato, hanno portato a termine una serie di feroci attentati. Il primo è l'assalto avvenuto la notte tra sabato e domenica (21 gennaio) all'hotel Continental: un assedio durato oltre dodici ore e costato la vita a 43 persone, tra cui diversi stranieri.