Tutta colpa di una password. Il governatore delle Hawaii, David Yutaka Ige, ha spiegato perché lo scorso 13 gennaio ha atteso 17 minuti prima di smentire, via Twitter, l’alert inviato dall’Hawaii Emergency Management Agency che avvertiva gli abitanti dell’arcipelago nel Pacifico del missile che stava per abbattersi sulle loro case. "Non conoscevo la password del mio account”, ha ammesso.
Diciassette minuti di silenzio anche se, scrive Nbc News, il governatore sapeva che l’allarme era falso appena due giri di lancette dopo la notifica. In quel quarto d’ora abbondante altri politici, come il membro del Congresso Tulsi Gabbard, avevano già avvisato via tweet che si era trattato di un errore.
Su Facebook, poi, il tempismo di Ige ha lasciato ancora più a desiderare: il suo post è arrivato sei minuti dopo il messaggio via Twitter. E la smentita diretta, via alert, sui telefoni dei cittadini è arrivata dopo 38 minuti dal primo avviso. Un’eternità, ma Ige ha chiesto ugualmente agli isolani di avere fiducia nel sistema informativo.
Paradossalmente, sembra più facile che l’intera popolazione hawaiana venga allertata per un attacco missilistico inesistente piuttosto che avvertita tempestivamente che si è trattato di un errore.
Il motivo? La farraginosità del sistema di comunicazione istituzionale. Come altri governatori americani, i profili sui social network di Ige sono gestiti dal suo staff di comunicazione. Per poter pubblicare in autonomia, insomma, il governatore deve rintracciare la sua portavoce, Cindy McMillan, e organizzare il post.
Un sistema macchinoso, ma destinato a cambiare: “D’ora in avanti – ha promesso McMillan – Ige potrà fare il log-in ai suoi profili tramite telefonino, in modo da poter comunicare istantaneamente in caso di emergenze”.