Quando Amna Saleem, scrittrice e giornalista scozzese di origine pakistana, ha raccontato su Twitter la sua piccola storia non si aspettava di certo di generare una discussione lunga, articolata e ricca di testimonianze. Quello che l’ha vista coinvolta, a Londra, è un episodio in apparenza banale ma capace di raccontare, in poche parole, quella fastidiosa insistenza maschile che scavalca, senza autorizzazione, anche i “no” più netti ed evidenti. Quell’insistenza che trasforma un tentativo di corteggiamento in una situazione di forte disagio e, nei casi peggiori, in vera molestia. Il messaggio postato da Saleem sui social ha ottenuto, in breve tempo, oltre 450mila “like”e quasi mille commenti.
La vicenda in 8 battute
Si tratta, purtroppo, di un caso abbastanza frequente. Una donna sola, mentre legge, in un locale pubblico di sabato sera, diventa l’oggetto di un’attenzione maschile indesiderata e insistente. A toglierla dallo sgradevole impiccio è stata un’altra donna che, capendo la situazione, ha finto di essere sua amica. Il modo più semplice per troncare ogni problema sul nascere e allentare quel senso di pericolo che questo tipo di situazioni crea. Una storia che ha portato molti utenti a postare esperienze simili e a condividere quello che è un problema molto diffuso.
Il ruolo degli uomini
Tra i commenti è possibile scoprire che alcune esperienze hanno riguardato anche molti uomini. In quest’altro tweet, ad esempio, un utente racconta una vicenda che ha visto come protagonista suo fratello. Un uomo stava dando fastidio a una donna che viaggiava da sola su un treno. Così ha finto di essere suo marito, allontanando il molestatore. I due, dieci anni dopo, si sono sposati per davvero.
Non tutti però hanno approvato questo tipo di soluzione. Molti uomini, ad esempio, hanno chiesto alla Saleem in che modo, e con che parole, bisognerebbe intervenire per non scatenare effetti ancora peggiori.
Il caso “Chiedi ad Angela”
In passato diverse campagne sono state create per difendere le donne da questo tipo di insistenze indesiderate. “Chiedi ad Angela”, ad esempio, era una sorta di linguaggio in codice che poteva essere utilizzato dalle donne per chiedere aiuto ai membri dello staff di un locale senza insospettire il molestatore. Uno stratagemma che un altro utente ha pensato di adattare e usare per distrarre fidanzati violenti e far “fuggire” le loro compagne in difficoltà.
Altri commenti invece hanno messo in evidenza come le donne subiscano questo tipo di attenzioni sconvenienti anche sui mezzi pubblici o come, in molti casi, abbiano la sensazione di essere seguite e, in generale, di non sentirsi al sicuro. Per alcuni la colpa è della società che promuove, anche attraverso la televisione e internet, questo tipo di insistenze.
Una lunga discussione che ha permesso di mettere in luce un problema, a cui bisognerebbe presta re più attenzione. Perché avviene molto più spesso di quello che possiamo immaginare.