“Una canzone tragica che racconta di una separazione, di un amore perduto” sarà l’inno che accompagnerà la nazionale delle Coree Unificate di hockey su ghiaccio femminile nelle gare dei Giochi Olimpici di Pyeongchang.
Si intitola Arirang ed è una canzone folk coreana dalla tradizione antichissima. La prima versione di questo canto popolare risale a oltre 600 anni fa ed era intitolata Jeongseon (Arirang), dal nome di una contea di una provincia sudcoreana, dove nacque la leggenda narrata nella canzone. Siamo nell’est del Paese, a circa 150 chilometri da Seul, in un’area chiamata Auraji, dove confluiscono due fiumi. Un ragazzo e una ragazza di due piccoli villaggi si innamorano l’uno dell’altra raccogliendo fiori di camelia in un bosco. Ma un giorno i due amanti non riescono a ricongiungersi. Colpa della pioggia caduta nella notte che ha ingrossato il corso d’acqua rendendolo impossibile da attraversare e vanificando così la promessa dei giovani di rincontrarsi. Disperato, il ragazzo comincia a cantare pregando il barcaiolo di Auraji di aiutarlo: “Dammi una barca per favore, i fiori di camelia stanno affogando”. A rispondergli è la sua innamorata, costretta sull’altra sponda del fiume: “I fiori morti verranno avvolti dalle foglie altrettanto morte, a me invece mancherà per tutto l’anno il mio amore, troppo da poter sopportare”. Le parole cantate dai due giovani sarebbero proprio il canto che ha ispirato Arirang, l’inno della Corea Unificata agli imminenti Giochi invernali.
Di Arirang esistono più di 3.500 varianti, e se il ritornello è sempre uguale - “Arirang, arirang, arariyo” - tutte differiscono però per il resto del testo che ancora oggi continua a essere trasmesso di generazione in generazione, apportando piccole modifiche a seconda delle diverse regioni. Un’eredità culturale enorme, al punto da convincere l’Unesco a inserirla nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità sia per la Repubblica Popolare Democratica di Corea (quella del Nord) che per la Repubblica di Corea (quella del Sud). La leggenda di Arirang non ha ispirato soltanto canzoni, ma anche film, opere artistiche e parte della letteratura di entrambe le Coree. “È un invito all’improvvisazione, all’imitazione e al canto – ha spiegato l’Unesco al momento di accettare la candidatura a bene tutelato -. Una sua grande virtù è il rispetto della creatività umana perché chiunque può aggiungere parole” arricchendo così la diversità culturale.
Made in China
Un patrimonio che anche la Cina aveva provato ad accaparrarsi, spiega The Korea Times, provando a sostenere che Arirang provenisse da un gruppo etnico coreano che viveva nel nord-est del Paese. Un tentativo che non si è mai concretizzato perché l’Unesco ha riconosciuto alla Corea l’origine della leggenda.
Una sola canzone, una sola bandiera
La nazionale di hockey femminile che canterà l’inno Arirang esordirà ai Giochi Olimpici tra venti giorni, il prossimo 10 febbraio contro la Svizzera alle 13.10 orario italiano. E la bandiera che sventolerà sulla pista sarà unica, bianca con disegnato in blu il profilo della penisola.
Sarà questa anche la bandiera che accompagnerà gli atleti di entrambi gli Stati durante la cerimonia di inaugurazione del prossimo 9 febbraio. Non è però la prima volta che questo accade. Anche alle Olimpiadi Sidney 2000, Atene 2004 e Torino 2006 gli sportivi di Nord e Sud si sono presentati insieme al pubblico di stadio e televisione.
È invece la prima volta che una squadra olimpica vedrà gareggiare insieme atleti delle due Coree. La decisione definitiva l’ha presa il Cio – Comitato Olimpico Internazionale – che a Losanna, in Svizzera, ha annunciato l’aggiunta di 12 giocatrici del Nord alle 23 del Sud, queste ultime qualificate di diritto perché rappresentanti del Paese che ospita la manifestazione. Le ragazze sudcoreane, invece, prenderanno parte ai Giochi pur non avendo guadagnato la qualificazione sul campo. Insieme a loro, a PyeongChang, ci saranno altri dieci atleti che inseguiranno il sogno della prima medaglia d’oro del Nord alle Olimpiadi Invernali.