Alle otto di sera del 17 gennaio (le due del mattino in Italia), il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato dal suo canale Twitter “Il tanto anticipato premio alle fake news del 2017”: undici notizie che sarebbero state inventate dai media nel corso degli ultimi dodici mesi con lo scopo di attaccarlo e danneggiare la sua credibilità. Nel tweet il link a una pagina del Partito Repubblicano, dove è raccolta una selezione delle storie che hanno fatto infuriare il tycoon nel corso dell’anno appena trascorso. Con 25mila retweet, 63mila like e 28mila commenti (al momento in cui si scrive), non stupisce che il sito sia stato temporaneamente inaccessibile a causa dei troppi lettori.
Cnn, New York Times, Abc, Time: la lista non risparmia nessuna delle principali testate che negli ultimi due anni hanno avuto a che fare con il presidente. Ma se da un lato alcune storie sono effettivamente bufale conclamate e puntualmente smontate, dall’altra Trump ha arricchito la sua lista con commenti editoriali e tweet di giornalisti, difficilmente ascrivibili al mondo delle false informazioni.
- Dunque aprendo la pagina è subito svelato il vincitore, “Paul Krugman del New York Times, nel giorno della storica e schiacciante vittoria del presidente Trump, ha affermato che l’economia non si sarebbe mai ripresa”. Al primo posto quindi non una fake news, ma un editoriale critico. La previsione di un commentatore politico non può infatti essere considerata una bufala in quanto - non avendo la pretesa di essere una “notizia” - è semplicemente il tentativo di interpretare le conseguenze di un momento effettivamente storico. “Pinocchio andante” anche per la frase “Storica e schiacciante vittoria”: la Clinton vinse il voto popolare con il 48,2% dei voti, contro il 46,1% di quelli di Trump, che ha portato a casa 304 voti dei collegi elettorali contro i 227 della sua avversari. Quindi non proprio un “cappotto”.
- Al secondo posto, “Brian Ross della Abc si strozza e manda in una spirale negativa i mercati, utilizzando dei falsi report”. Trump si riferisce a quando Ross annunciò che il generale in pensione Micheal Flynn avrebbe testimoniato che il presidente gli aveva ordinato di prendere contatti con la Russia quando non era ancora stato eletto. La notizia fu successivamente smentita con tanto di scuse da parte della Abc: la fonte citata infatti avrebbe detto che Trump aveva ordinato a Flynn di prendere contatti con la Russia dopo le elezioni, per coordinare la lotta all’Isis.
- Non è chiaro il metodo utilizzato per stilare la classifica, ma che la Cnn sia solo al terzo posto solleva più di una perplessità: è stato proprio il network americano a “Riportare falsamente che il candidato Donald Trump e suo figlio Donald Trump Junior avrebbero avuto accesso a documenti segreti hackerati da WikiLeaks”, portando a prova di ciò una mail datata 4 settembre con la quale WikiLeaks anticipava al figlio del presidente la pubblicazione di informazioni riservate ottenute attraverso l’attacco informatico ai sistemi del Comitato nazionale del Partito Democratico. La mail in realtà era datata 14 settembre, come ampiamente dimostrato, e non è ancora chiaro come i giornalisti della rete abbiano potuto sbagliarsi. Questa sì che è una bufala.
- Al terzo posto “Il Time ha falsamente riportato che il presidente Trump avrebbe rimosso dallo studio ovale il busto di Martin Luther King”. In realtà il Time non ha mai scritto una riga su questo argomento e qui la bufala è del presidente. A dire che il busto era stato rimosso è stato, su Twitter, un giornalista del Time. Un po’ poco per accusare tutta la redazione. In ogni caso la notizia era falsa e infatti il giornalista responsabile di averla diffusa si scusò, assicurando che lui aveva controllato e non aveva potuto vedere il busto di Martin Luther King in quanto coperto da una guardia del corpo del presidente.
- “Il Washington Post ha riferito falsamente che il massiccio raduno sold-out del presidente a Pensacola, in Florida, era vuoto: il reporter disonesto ha mostrato l'immagine di un'arena vuota ORE prima che la folla iniziasse a riversarsi ad arrivare". Ancora una volta, il Washington Post non ha scritto che il raduno di Pensacola era deserto, ma l’ha fatto un giornalista della testata su Twitter. Salvo poi correggersi dopo pochi minuti.
- "La CNN ha montato un video per far sembrare il Presidente Trump abbia buttato il suo pranzo nel laghetto, quando invece ha seguito il primo ministro giapponese”. Vero, nel video montato dalla Cnn è mostrato il presidente mentre butta il contenuto di un piatto nel laghetto ed è omesso che l'ha fatto dopo il suo omologo giapponese.
- "La Cnn ha riferito di un incontro tra Anthony Scaramucci con un russo, ma ha poi ritrattato". Vero, la Cnn è stata costretta a licenziare tre giornalisti in quell’occasione.
- “Newsweek ha riferito che la First Lady polacca Agata Kornhauser-Duda non avrebbe stretto la mano del presidente Trump”. In effetti Newsweek fu costretta a correggersi, spiegando che la notizia era stata data in base a un primo video dell’incontro in cui erano stati tagliati dei pezzi.
- "La Cnn ha riferito che l'ex direttore dell'FBI James Comey avrebbe contestato l'affermazione del presidente Trump secondo cui gli era stato detto che non era sotto inchiesta". Giornata nera per la Cnn, la quale finora ha ottenuto quattro “nomination”. Nell’episodio riportato da Trump, la rete aveva effettivamente dovuto fare marcia indietro.
- “Il New York Times ha affermato in prima pagina che l'amministrazione Trump aveva nascosto un rapporto sul clima”. Il New York TImes aveva dovuto ammettere che il report era pubblico da diversi mesi online, sebbene nessuno se ne fosse accorto.
- “E ultimo, ma non meno importante: "Collusione con la Russia!” La collusione russa è forse la più grande truffa perpetrata sul popolo americano. Non c’è nessuna collusione!”. Per smentire questa, bisognerà aspettare che la commissione d’inchiesta completi il proprio lavoro.
La pagina si conclude con una descrizione dei successi di Trump e della sua amministrazione, che rivendicano l’operato e le scelte fatte finora. Ma la classifica non convince: alcune notizie effettivamente sono bufale, mentre in alcuni casi sono citati tweet e commenti e, dulcis in fundo, la questione russa, che non è una notizia data male, ma un’intera storia su cui molteplici indizi spingono da una parte e dall’altra.