Articolo aggiornato il 9 gennaio alle ore 7:29 - Apertura della Corea del Nord, che ha espresso l’intenzione di inviare una "delegazione di alto livello", composta da atleti, ma anche da importanti funzionari, alle prossime Olimpiadi Invernali di Pyeognchang, in Corea del Sud, che si apriranno il 9 febbraio prossimo. Dopo un lungo periodo di escalation di tensione a causa dei test missilistici e nucleari di Pyongyang, è arrivata la proposta nordcoreana, durante i colloqui, i primi che vedono funzionari dei due Paesi discutere faccia a faccia, dal dicembre 2015. La proposta di Pyongyang è stata subito seguita da una offerta sudcoreana: Seul ha chiesto colloqui militari tra i due Paesi per alleviare le tensioni nella penisola (Continua a leggere qui)
Corea del Nord e Corea del Sud ripristinano le linee di comunicazione e si preparano ai primi colloqui di alto livello degli ultimi due anni in vista delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud. I colloqui arrivano al termine di un anno, il 2017, scandito dall’escalation missilistica e nucleare di Pyongyang e dalle minacce di guerra nucleare del leader nord-coreano, Kim Jong-un, impegnato in un’altra escalation, per ora solo verbale, con l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che a sua volta ha minacciato di “distruggere totalmente” la Corea del Nord di “little rocket man”, il nomignolo affibbiato a Kim. Anche se martedì prossimo i rappresentanti delle due Coree si sederanno allo stesso tavolo per riempire di contenuti il disgelo olimpico di inizio anno e per migliorare le relazioni bilaterali, per Seul rimane fondamentale l’impegno di Pyongyang verso la denuclearizzazione, come ha sottolineato nei giorni scorsi il presidente sud-coreano, Moon Jae-in, mantenendo un atteggiamento guardingo rispetto agli improvvisi progressi nelle relazioni con il Nord. Per molti l’improvvisa accelerazione degli ultimi giorni verso il riavvicinamento con Seul sarebbe un modo per allontanare la Corea del Sud dagli Stati Uniti nel momento di maggiore pressione nei confronti di Pyongyang.
Kim fa sul serio
Nonostante i dubbi degli osservatori, la Corea del Nord ha dato anche nelle ultime ore segnali di volere fare sul serio rispetto ai colloqui con Seul. Alle aperture del leader nord-coreano, Kim Jong-un, pronunciate nel suo discorso di capodanno, riguardo alla possibilità di mandare una delegazione nord-coreana alle olimpiadi di Pyeongchang, nelle scorse ore hanno fatto eco anche le parole del rappresentante di Pyongyang al Comitato Internazionale Olimpico, Chang Ung. La Corea del Nord “è probabile che partecipi” ai Giochi di Pyeongchang, ha dichiarato ieri ai microfoni della Kyodo mentre si trovava all’aeroporto di Pechino, probabilmente diretto verso la sede del Cio, in Svizzera, scriveva l’agenzia di stampa giapponese: la conferma dell’apertura segue di poche ore il sì di Pyongyang ai primi colloqui con la Corea del Sud dal dicembre 2015, fissati per il 9 gennaio prossimo a Panmunjom, il villaggio simbolo della tregua del 1953 al termine della guerra di Corea, alla quale non è mai seguito un trattato di pace.
Lo scenario del Foreign Policy su un possibile accordo tra Usa e Corea del Nord
Lo scenario che sembra profilarsi in queste ore era stato ipotizzato già nelle scorse settimane dal Foreign Policy, che ha tracciato le linee per un possibile accordo tra Stati Uniti e Corea del Nord. In occasione delle Olimpiadi di Pyeongchang, Stati Uniti e Corea del Nord potrebbero sedersi a un tavolo e arrivare a un primo accordo per allentare la tensione nella penisola: nelle ipotesi del magazine Usa, Washington e Seul dovrebbero dichiarare la volontà comune di sospendere gli esercizi militari congiunti con la Corea del Sud, mentre Pyongyang dovrebbe promettere la sospensione dei test nucleari e missilistici. Una possibilità che sarebbe anche in linea con una risoluzione delle Nazioni Unite del 3 novembre scorso in cui si fa riferimento esplicito al concetto di “tregua olimpica” in occasione dei Giochi Invernali di Pyeongchang 2018 che si auspica possano essere una “significativa opportunità per incoraggiare un’atmosfera di pace, sviluppo, tolleranza e comprensione nella penisola coreana e in Asia nord-orientale”.
L'impegno di Seul per risolvere la crisi messo a dura prova dai test missilistici di Pyongyang
Per raggiungere un equilibrio nelle relazioni bilaterali, la Corea del Sud si è impegnata da mesi, con in prima fila il presidente, Moon Jae-in: già prima della vittoria elettorale del maggio scorso, Moon si era detto disponibile, qualora potesse servire a risolvere la crisi nucleare e missilistica nord-coreana, ad andare in Corea del Nord per incontrare Kim Jong-un, dopo averne discusso con gli Stati Uniti e con il Giappone. I ripetuti test missilistici di Pyongyang hanno contribuito a cambiare i toni di Moon, che a settembre scorso, assieme al primo ministro giapponese, Shinzo Abe, chiedeva “massima pressione” nei confronti del Nord.
Le speranze erano riposte proprio nelle prossime Olimpiadi Invernali
Voci su un rinvio degli esercizi militari di Corea del Sud e Stati Uniti nella penisola coreana, che Pyongyang vede come una prova di invasione, circolano già da novembre scorso, quando il Ministero della Difesa di Seul aveva lasciato trapelare l’intenzione di “consultarsi con le Forze Americane per fare in modo che le esercitazioni non si accavallino con i Giochi Olimpici”. Parole che hanno sicuramente destato l’interesse di Pechino, che considera gli esercizi militari congiunti nella penisola coreana una fonte di instabilità: proprio la sospensione delle manovre congiunte è per Pechino uno dei due fattori di quella “doppia sospensione”, che comprende anche lo stop ai test missilistici e nucleari da parte del regime nord-coreano, punto imprescindibile per riportare la stabilità nella penisola coreana e nell’Asia orientale.
“Credo sempre nei colloqui”, ha detto Trump
Dopo un’iniziale ritrosia da parte degli Stati Uniti sulla possibilità di rinvio delle manovre, nei giorni scorsi è arrivata la conferma dopo il colloquio telefonico tra Trump e Moon, e poche ore dopo la conferma di Pyongyang a partecipare ai colloqui di Panmunjom. L’assenso ai colloqui è stato ribadito anche ieri dal presidente Usa. “Credo sempre nei colloqui”, ha detto Trump ai giornalisti presenti a Camp David, “ma abbiamo una posizione molto risoluta”. Trump ha fatto riferimento anche al colloquio con Moon. “Abbiamo avuto una grande discussione due giorni fa, mi ha ringraziato molto e spero che funzioni. Voglio davvero vedere se funziona tra i due Paesi”.
La missione di Moon a Pechino determinante per allentare la tensione
Nell’allentamento della tensione nella penisola coreana ha avuto un ruolo anche la visita di Moon a Pechino, dopo la normalizzazione dei rapporti tra Cina e Corea del Sud, per più di un anno divise dalla disputa sullo scudo anti-missile Thaad installato dagli Usa nel sud-est della Corea del Sud. La missione di Moon ha avuto come scopo anche quello di raggiungere una base di accordo con Pechino per la risoluzione della tensione nella penisola coreana. Moon e il presidente cinese, Xi Jinping, si sono detti d’accordo su quattro punti fondamentali, riassunti dal segretario per la stampa del presidente sud-coreano, Yoon Young-chan:
- non permettere mai una guerra nella penisola coreana;
- mantenere intatto l’impegno per la denuclearizzazione;
- risolvere pacificamente tutte le dispute;
- e, appunto, migliorare i rapporti inter-coreani per risolvere le tensioni tra i due Paesi divisi dal trentottesimo parallelo.
Per la Cina il riavvicinamento è “senza dubbio una buona cosa”. Un messaggio a Trump
A rallegrarsi del riavvicinamento delle due Coree, nei giorni scorsi, è stato anche il nuovo inviato di Pechino per la questione nord-coreana, Kong Xuanyou, che a Seul ha incontrato il suo omologo sud-coreano, Lee Do-hoon. Kong ha anche sottolineato che “le relazioni tra Cina e Corea del Sud sono più importanti che mai in questo momento”. Ufficialmente, Pechino definisce “senza dubbio una buona cosa” il riavvicinamento di Seul e Pyongyang, e chiede a tutte le parti coinvolte nella crisi di “aggrapparsi a questo trend”: un messaggio per il presidente Usa che da Twitter aveva avvertito Kim di disporre di un “pulsante nucleare più grande e più potente” del suo, in risposta alle parole più dure usate dal leader nord-coreano nel suo discorso di inizio anno in cui alle aperture ha minacciato nuove minacce agli Usa.
Le nuove restrizioni di Pechino nei confronti del regime di Kim Jong-un
Contemporaneamente, il rapporto con Pyongyang è, però, scandito anche dalle restrizioni poste nei confronti del regime di Kim Jong-un lo scorso anno, sia sull’export di greggio che sulle attività nord-coreane che operano in Cina, a cui a settembre scorso sono stati dati 120 giorni per chiudere i battenti. Anche gli ultimi giorni sono stati scanditi da nuove restrizioni di Pechino: il Ministero del Commercio ha deciso nuovi limiti, in vigore da ieri, alle esportazioni di greggio, di derivati del petrolio, di acciaio e di altri metalli verso la Corea del Nord, in linea con le ultime sanzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il governo cinese mette a tacere i dubbi Usa sul contrabbando di greggio
Al rallegramento di facciata Pechino oppone anche fermezza nel rispetto delle risoluzioni dell’Onu, forse proprio per dissipare i dubbi statunitensi sul contrabbando di greggio verso la Corea del Nord. Anche questo atteggiamento potrebbe essere un comportamento di facciata, almeno per chi, nei giorni scorsi, citando un documento segreto dell’Ufficio Generale del Partito Comunista Cinese, ha sostenuto che Pechino abbia aiutato la Corea del Nord sia nello sviluppo del suo programma missilistico che tramite altre forme di aiuti, in virtù di un rispetto solo “simbolico” delle sanzioni dell’Onu. Il documento, citato dal Washington Free Beacon, è però, pressoché impossibile da verificare in maniera indipendente e si sono già levati i primi dubbi sulla sua autenticità.
Dalle esercitazione nel Mar Giallo alla missione dell'inviato speciale di Xi, tutte le mosse di Pechino
La questione nord-coreana ha dato molti grattacapi a Pechino, su cui Trump riponeva le proprie speranze per la risoluzione della crisi. A segnali di insofferenza ne sono seguiti altri di apertura verso Pyongyang, non sempre recepiti in base alle attese di Pechino: da luglio a dicembre scorsi, la marina cinese ha compiuto quattro esercitazioni nel Mar Giallo, non lontano dalle coste nord-coreane, una delle quali, poche ore dopo il test nucleare del 3 settembre scorso, allo scopo di rispondere in caso di “attacco improvviso”, secondo quanto scrivevano all’epoca i siti militari cinesi. La mossa più importante per favorire il ritorno alla stabilità nella penisola coreana è stata, in tempi recenti, la decisione di mandare a Pyongyang un inviato speciale di Xi, Song Tao, capo dell’Ufficio Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, per una missione di quattro giorni, dal 16 al 20 novembre scorsi, proprio pochi giorni dopo la visita di Stato ufficiale in Cina di Donald Trump. Il viaggio, che aveva come motivazione ufficiale quella di informare i vertici nord-coreani degli esiti del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese di ottobre 2017, non ha portato a un incontro con il leader nord-coreano, Kim Jong-un: la frustrazione di Pechino si è manifestata in maniera evidente pochi giorni più tardi, quando Pyongyang ha compiuto il suo ultimo test missilistico, quello di uno Hwasong-15, il missile balistico intercontinentale di nuovo tipo lanciato il 29 novembre scorso, dopo il quale il regime si è dichiarato una potenza nucleare.
Lo scetticismo del Giappone, "non abbassiamo la sorveglianza"
Chi rimane scettico sulle reali intenzioni di Pyongyang è il Giappone, che rimane in un fermo atteggiamento di Difesa, secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa, Itsunori Onodera. “La Corea del Nord passa attraverso fasi di apparente dialogo e provocazione, ma in un modo o nell’altro, continua nel suo sviluppo nucleare e missilistico. Non intendiamo abbassare la nostra allerta e la nostra sorveglianza”, ha dichiarato venerdì scorso il titolare della Difesa di Tokyo, mentre gli analisti della scena nord-coreana del sito web 38 North parlavano del possibile lancio di un satellite nord-coreano dalla base di Sohae, nel nord-ovest del Paese. Eppure, proprio dall’analisi del messaggio nord-coreano che ha portato il 3 gennaio alla riapertura del canale di comunicazione tra Pyongyang e Seul, gli analisti dello Us-Korea Institute della John Hopkins School of Advance International Studies definiscono l’apertura una “seria proposta” da parte del Nord. Non tutti i dubbi sono, però, dissipati. Il commento forse più sprezzante all’apertura di Pyongyang è arrivato dal consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, H.R. McMaster, nel corso di un’intervista rilasciata a Voice of America: chiunque veda come rassicuranti le aperture di capodanno di Kim, ha detto, “ha bevuto troppo champagne durante le feste”.