"Make Our Planet Great Again", rendere il pianeta di nuovo grande, uno slogan ricalcato sul "Make America Great Again" che fu il principale slogan elettorale di Donald Trump. Queste le parole che il presidente francese Emmanuel Macron ha utilizzato come grido di battaglia del vertice 'One Planet Summit', convocato nella capitale transalpina per fare il punto a due anni dalla Conferenza di Parigi sul clima e lanciare un appello per aumentare i fondi per la lotta al cambiamento climatico. Il principale destinatario del messaggio è lo stesso Trump, che dall'accordo di Parigi si è sfilato lo scorso giugno, pur non escludendo, di recente, di potervi rientrare.
E l'appello a Washington perché torni sui suoi passi non finisce qui. Macron ha tenuto fede all'appello lanciato lo scorso febbraio, quando aveva invitato via Twitter gli scienziati americani attivi nella ricerca sul clima o in altri campi dell'innovazione a trasferirsi in Francia, anche alla luce del timore di tagli ai finanziamenti federali alla ricerca.
"Make Our Planet Great Again" è stato anche il nome del concorso che ha premiato diciotto ricercatori con assegni di ricerca della durata di cinque anni. La lista dei vincitori è stata svelata ieri: tredici degli scienziati selezionati provengono da alcuni degli atenei più prestigiosi d'America, dalla Columbia University a Stanford.
"Gli Usa hanno firmato l'intesa: è estremamente aggressivo decidere da soli di andarsene e non c'è modo di spingere gli altri a rinegoziare perchè uno decide di lasciare", ha dichiarato Macron alla Cbs, assicurando di avere discussioni "molte fluide e aperte" e di mantenere una relazione "molto diretta" con Trump: "Non sono pronto a rinegoziare ma sono pronto a riaccoglierlo se vorrà rientrare".
"Stiamo perdendo la battaglia"
Nel suo intervento alla conferenza, Macron ha avvertito che "stiamo perdendo la battaglia" perché "lenti" e ha chiesto "una mobilitazione molto più forte" e una svolta "choc" nei metodi produttivi per limitare l'aumento delle temperature sotto i due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale, ovvero l'obiettivo che era stato fissato nel dicembre 2015 ma che sembra stia sfuggendo di mano, soprattutto dopo il disimpegno dell'amministrazione Trump. Con il sostegno delle Nazioni Unite e la Banca mondiale, Macron vuole riaccendere l'impegno della comunità internazionale e studiare nuove forme di finanziamenti, pubbliche e private, per nuove tecnologie che limitino il surriscaldamento globale. E qua saranno i Paesi più ricchi a dover aprire i cordoni della borsa a favore di quelli meno sviluppati.
Il parterre è di prim'ordine: tra i circa 4mila partecipanti (tra cui un migliaio di giornalisti), il presidente francese è riuscito a convocare a Parigi oltre 50 tra capi di Stato e di governo (dalle Fiji alle Isole Marshall, dal Bangladesh all'Egitto, passando per Ungheria, Marocco, Mali, Messico, Norvegia, Regno Unito, Tunisia, etc.), mentre sono 130 le nazioni rappresentate a livello ministeriale. Presenti il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, e Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, oltre ai suoi due predecessori (Ban Ki-moon e Kofi Annan).
L'idea è nata a fine luglio, al termine del G20, quando tutti i Paesi, tranne gli Stati Uniti, hanno riconosciuto l'"irreversibilità" dell'Accordo di Parigi. E poche settimane dopo l'ultima conferenza sul clima, la Cop 23 a Bonn, terminata con impercettibili (se non nulli) risultati), l'One Planet Summit vuole premere sull'acceleratore. L'obiettivo di 100 miliardi di dollari all'anno promessi dai Paesi sviluppati è ben lungi dall'esser stato raggiunto.