Rooftopping, l'insano brivido di arrampicarsi sugli edifici più alti e scattare un selfie lassù, o farsi riprendere a compiere acrobazie a corpo libero sfidando la morte che sovente, così facilitata, non si fa aspettare.
L'ultima vittima è un cinese di 26 anni conosciuto in tutto il Paese per questo tipo di imprese: Wu Yongning. Piombato giù dai 62 piani dello Huayuan Hua Centre, uno dei grattacieli più alti di Changsha, capoluogo della provincia dell'Hunan. Lo temevano i suoi fan, che da oltre un mese non vedevano più neanche un post di Wu su Weibo, l'equivalente cinese di Twitter, perché è sui social che i matti delle altezze compartiscono le imprese.
Per 15 mila dollari
La polizia ha reso noto che la morte di Wu risale all'8 novembre scorso. I suoi famigliari hanno spiegato un altro dettaglio, che forse tanto dettaglio non è: per questa performance, hanno dichiarato al 'Xiaoxiang Morning Herald', il giovane avrebbe ricevuto un premio di 100 mila yuan (pari a circa 15 mila dollari Usa), ma chi fosse lo sponsor della follia non è stato divulgato.
Wu era originario di Ningxiang nello Hunan. La sua brevissima carriera di rooftopper cominciò con la dimestichezza spaziale acquisita nel precedente lavoro di stuntman al cinema. Brevissima perché le prime imprese sono state postate su Weibo a febbraio scorso e premiate (a parte eventuali, discutibili sponsor privati) dal consenso di oltre un milione di follower.
La sua ragazza, stando a 'The Beijing News', telefonò alla polizia di Changsha il 9 novembre scorso per cercare notizie. C'erano per la telefonata due ragioni essenziali: l'ansia per l'innamorato e una speranza di matrimonio. I soldi che avrebbe ricavato Wu da quest'ultima follia, ha riferito un parente, sarebbero serviti a sposarla oltre che a pagare certe cure alla madre malata.
Il ragazzo, nel tempo esiguo della sua attività, aveva sfidato la morte con febbrile continuità, testimoniata da circa trecento video spericolati sui palazzi, offerti a un pubblico morboso ma che si spera restio all'emulazione.