La notizia ha fatto il giro del mondo negli ultimi giorni e il caso non è affatto chiuso. Ci sono due ragazze Anna Zuccaro, 26 anni, e Mia Merrill, 30 anni (la prima italiana, scrive il Corriere dell Sera), che hanno lanciato una petizione online chiedendo niente meno che al Metropolitan Museum of Art di New York di rimuovere - del tutto o almeno dai manifesti pubblicitari che promuovevano la mostra - di un dipinto, "Thérèse Dreaming", di Balthasar Klossowski de Rola, meglio conosciuto come Balthus. Un dipinto famoso, che ritrae una ragazzina in una posa discinta, le gambe piegate e leggermente divaricate, gli occhi chiusi, i suoi pensieri apparentemente persi nella fantasia, come scrive il New York Times.
Teresa sogna e la sua gonna è alzata e rivela una fodera rossa e un paio di slip bianchi. Si legge nella petizione delle due ragazze: “È inquietante che il Met possa mostrare con orgoglio una simile immagine. Sono una rinomata istituzione e uno dei più grandi e più rispettati musei d'arte negli Stati Uniti. L'artista di questo dipinto, Balthus, ha avuto una nota infatuazione con le ragazze pubescenti, e si può sostenere con forza che questo dipinto renda romantica la sessualizzazione di un bambino”.
Ancora, sempre dalla petizione: “Dato il clima attuale intorno all'assalto sessuale e alle accuse che diventano ogni giorno più pubbliche, mettendo in mostra questo lavoro per le masse senza fornire alcun tipo di chiarimento, The Met, forse involontariamente, sostiene il voyeurismo e l'oggettivazione dei bambini".
Scrive Mia Merrill: "Non sto chiedendo che questo dipinto sia censurato, distrutto o mai più visto. Sto chiedendo a il Met di consideri seriamente le implicazioni che particolari opere d'arte sulle loro pareti possono comportare e di essere più coscienziosi nel modo in cui contestualizzano quei pezzi alle masse. Questo può essere ottenuto rimuovendo il pezzo da quella particolare galleria o fornendo più particolari nella descrizione del dipinto. Ad esempio, una frase breve come "alcuni spettatori trovano questo pezzo offensivo o inquietante, data l'infatuazione artistica di Balthus con le ragazze giovani".
Balthus aveva utilizzato la modella Thérèse Blanchard figlia di una vicina maestra parigina, nel corso di tre anni, realizzandone 10 dipinti nel 1936, quando aveva 11 anni. l'immagine in questione la vede al 12 o al 13. La petizione ha già raccolto quasi 12.000 firme "Quando sono andata al Metropolitan Museum of Art, lo scorso fine settimana - ha scritto Mia Merrill - sono rimasta scioccata nel vedere un dipinto che ritrae una ragazza in una posa sessualmente suggestiva."
Il Met ha commentato l’iniziativa delle due ragazze, dicendo che non avrebbe abbassato o spostato il dipinto, né offerto al pubblico maggiori dettagli sull'orientamento e l'approccio dell'artista che non fossero il nome e l'età del dipinto.
Sui giornali americani si sta discutendo molto del caso. Sul Washington Post, il critico Philip Kennicott ha scritto che anche un'iscrizione breve e sintetica per avvertire lo spettatore sul fatto che alcuni potrebbero trovare il dipinto offensivo, perché Balthus ha avuto un'infatuazione artistica con le sue modelle non sarebbe opportuna, non necessaria. il portavoce del Metropolitan Museum of Art Kenneth Weine ha dichiarato al Washington Post di non ritirare il lavoro di Balthus. "Appartiene alla storia della pittura europea e la missione del museo è quella di raccogliere, studiare, preservare e presentare opere di tutte le età e di tutte le culture", ha proseguito. "Le arti visive sono uno dei mezzi più importanti che dobbiamo riflettere sia sul passato che sul presente, e speriamo di motivare la continua evoluzione della cultura corrente attraverso una discussione informata e il rispetto per l'espressione creativa ".
Balthus è conosciuta per i suoi ritratti di giovani donne, e questa non è la prima volta che l'artista ha fatto discutere la critica e il pubblico. Nel 2013, una mostra organizzata sempre dal Met e ntitolata "Balthus: Cats and Girls - Paintings and Provocations", ha visto tuttavia dei brevi avvertimenti all'ingresso per il pubblico sul fatto che alcune di quelle immagini potevano urtare la suscettibilità di qualcuno.