La Chiesa Evangelica Luterana svedese, dopo 31 anni, ha aggiornato le linee guida liturgiche chiedendo, tra le altre cose, al suo clero di utilizzare un linguaggio "gender neutral" in riferimento all'Ente Supremo, al quale non ci si dovrà più rivolgere al maschile. Il Creatore non sarà più "Signore" e non gli si darà più del "lui" ma dovrà essere preferito il più generico "Dio".
La decisione, leggiamo sul Guardian, è stata adottata giovedì scorso al termine di un vertice durato otto giorni dei 251 membri del "Parlamento" di quella che è la più vasta comunità religiosa del Paese scandinavo: 6,1 milioni di fedeli su una popolazione di 10 milioni. A guidare la congregazione, che dal 1995 non è più controllata dallo Stato, è una donna, l'arcivescovo Antje Jackelén, la quale ha spiegato che la discussione sull'utilizzo di un linguaggio più "inclusivo" era stata avviata già negli anni '80. "Teologicamente, per esempio, sappiamo che Dio è al di sopra delle nostre determinazioni di genere. Dio non è umano". I cambiamenti saranno effettivi a partire dalla prossima Pentecoste.
L'iniziativa è stata però accolta con forte scetticismo dai teologi, tra i quali Christer Pahlmbad, professore di teologia all'università di Lund, che in un'intervista al Kristeligt Dagblad ha affermato che in tal modo viene "minata la dottrina della Trinità e la comunità con le altre chiese cristiane". "Non è molto intelligente se la Chiesa di Svezia diventa nota per non rispettare la comune eredità religiosa", ha aggiunto.
Cosa dice, invece, il Vaticano?
Se tra i protestanti è polemica, il Catechismo della Chiesa Cattolica affronta invece la materia con precisione. Nell'articolo 239 è scritto che: "Chiamando Dio con il nome di "Padre", il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d'amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l'immagine della maternità, [Cf Is 66,13; 239 Sal 131,2 ] che indica ancor meglio l'immanenza di Dio, l'intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all'esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per l'uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane, [Cf Sal 27,10 ] pur essendone l'origine e il modello: [Cf Ef 3,14; Is 49,15 ] nessuno è padre quanto Dio". "Dio è anche madre", disse in effetti Giovanni Paolo I.
In sostanza, per i cattolici, Dio non ha sesso ma ciò non è in contraddizione con il suo essere "Padre" nel linguaggio dei Vangeli. Sarà interessante scoprire se la Chiesa di Svezia cercherà di intervenire anche sulla lettera delle Scritture. Qualora il grido di Cristo dal Golgota diventasse "Genitore 1, genitore 1, perché mi hai abbandonato" sarebbe forse un po' troppo.