Siamo proprio sicuri di sapere come si beve il vino? Perché c’è il rischio di finire come il premier britannico Theresa May, messa in croce dai media russi per avere malamente impugnato un calice di rosso durante il tradizionale banchetto ufficiale in onore del sindaco di Londra a Guildhall. Vero è che i russi avevano almeno un dente avvelenato con lei, perché approfittando della serata la May ha sciabolato pesanti giudizi sulla politica estera di Vladimir Putin. Ma è vero altresì, si chieda all'ultimo dei sommelier, che il premier britannico non sa tenere il calice.
L’errore marchiano? Impugnare il bicchiere per la pancia (il “bevante”) anziché per il piede e lo stelo.
Non è una convenzione di mero carattere rituale, ma poggia su più ragioni di natura tecnica: evitare che il calore della mano alteri la temperatura del liquido e che gli odori della pelle interferiscano con quelli del vino, cui va anche riservato il preliminare esame olfattivo. Senza contare, si osserva in un articolo su ‘The Guardian’, la differenza di eleganza tra una rozza presa con eventuali impronte lasciate sul vetro e la delicatezza di una libagione carezzando lo stelo. (Scagli però la prima pietra chi di noi è stato sempre senza peccato).
Tre mini-regole
‘The Guardian’ offre altri tre suggerimenti minimali per evitare “crimini di raffinatezza" nell’alta società: 1) niente bicchieri troppo piccoli; 2) riempire i calici non più di un terzo per l’appropriata, lenta rotazione necessaria ad apprezzare le proprietà del vino; 3) annusare, foss’anche alla svelta (leggasi pur fingendo), prima di bere. Saranno accorgimenti sufficienti a produrre una migliore figura. Non basteranno certo per simulare competenza, ma sarebbero bastati alla May per evitare le punture russe. O nemmeno? Da Mosca la tv di Stato l’ha pizzicata pure per la mise: troppa carne esposta, s'è commentato, per chi non ha più l’età. (E questa volta un'oncia di eleganza ha difettato ai critici).