Theresa May raddoppia nella speranza di sbloccare la trattativa sulla Brexit. L'offerta economica di Londra per chiudere il divorzio da Bruxelles sale da 20 a 40 miliardi di euro. L'Unione Europea, però, chiede 60 miliardi per saldare gli impegni pregressi e la premier deve fare i conti con la fronda interna dei "falchi", guidati dal ministro degli Esteri, Boris Johnson, e dal ministro dell'Ambiente, Michael Gove, che premono per lasciare il tavolo senza nessun accordo qualora non si raggiunga un'offerta soddisfacente per il Regno Unito.
A rivelare la cifra è il Financial Times, che scrive di una lunga e tesa riunione a Downing Street tra i dieci membri della sottocommissione per la Brexit, i quali avrebbero dato a May un via libera condizionato per annunciare la sua offerta l'8 dicembre. Offerta che, in caso di placet dei Ventisette, verrebbe formalizzata al prossimo Consiglio europeo il 14 ed il 15 dicembre. Un primo scambio di vedute ci sarà venerdì prossimo, quando a Londra arriverà il presidente del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, con il quale May proverà ad ottenere un rallentamento delle pressioni del capo negoziatore Ue Michel Barnier, bestia nera di Londra. Il Guardian dipinge, invece, un quadro meno ottimistico: secondo il quotidiano vicino ai laburisti, durante la riunione non sarebbe stata discussa alcuna cifra specifica. "La nostra posizione rimane che nulla è stato concordato fino a quando non è stato concordato tutto nei negoziati con l'Ue", riferisce una fonte di Downing Street. L'ala dei duri capeggiata da Boris Johnson, infatti, continuerebbe a pretendere che un nuovo accordo di libero scambio tra la Ue e il Regno Unito venga chiuso prima che si cominci a parlare di soldi.
L'offerta di May prevederebbe che, in cambio di un'offerta economica più ricca, Bruxelles accetti di negoziare da subito anche i futuri rapporti commerciali con un periodo di transizione tra l'attuale regime ed il nuovo, laddove la Commissione Europea domanda che prima siano concordati i diritti dei cittadini Ue residente in Gran Bretagna. Oltre ad alzare la posta economica, May intende inoltre proporre che la Corte Europea dei diritti umani continui ad essere competente nel Regno Unito.
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