Rodrigo Duterte con Barack Obama non si era mai preso. Tanto da avergli dato testualmente del "figlio di puttana" e averlo invitato ad "andare all'inferno" in seguito alle critiche dell'ex inquilino della Casa Bianca ai metodi durissimi utilizzati dal presidente filippino nella repressione del narcotraffico. Con Donald Trump, ospite a Manila per il vertice Asean, è stato invece amore a prima vista. Durante la serata di gala con gli altri capi di Stato, Duterte è salito sul palco per cantare, insieme alla popstar locale Pilita Coralles, "Ikaw" ("Tu"), una canzone d'amore filippina che inizia con i romantici versi "tu sei la luce del mio mondo e metà di questo mio cuore". Dopo l'esibizione, Duterte ha affermato di essersi cimentato nell'improvvisata "per ordine del comandante in capo degli Stati Uniti, Donald Trump".
Le Filippine sono uno dei maggiori alleati militari degli Usa, dei quali sono un'ex colonia. L'elezione di Duterte, definito il "Trump dell'Est" per i suoi modi non proprio politicamente corretti, aveva però danneggiato le relazioni tra Manila e Washington. Obama aveva accusato l'ex sindaco di Davao di scarso rispetto dei diritti umani per la mano pesante adottata nella lotta alla droga, che ha contato finora 3.900 morti (autodifesa secondo la polizia filippina, esecuzioni sommarie secondo gli attivisti). Trump si è ben guardato dal ripetere tali rilievi, anzi, lo scorso maggio ne ha lodato "il lavoro incredibile" nel contrasto al traffico di stupefacenti. Ricomponendo il sodalizio con un partner che stava ormai entrando nell'orbita di Russia e Cina.