Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è arrivato in Asia, per la prima missione nel continente, tra tensioni nord-coreane difficili rapporti commerciali con i Paesi della regione. Il Giappone è la prima tappa della lunga missione asiatica di Trump, che successivamente sarà in Corea del Sud, Cina, Vietnam e Filippine prima del rientro negli Stati Uniti, il 14 novembre prossimo. Fin dalle prime ore dopo l’atterraggio alla base di Yokota, a ovest di Tokyo, il presidente Usa ha subito lasciato intendere quali saranno i temi che caratterizzeranno il suo viaggio in Asia, ovvero, la crisi missilistica e nucleare nord-coreana e i rapporti commerciali.
Un messaggio a Pyongyang
La minaccia della Corea del Nord. “Nessun dittatore e nessun regime o nazione dovrebbe sottostimare la determinazione degli Stati Uniti” nella difesa della libertà e del suo popolo, ha detto Trump ai militari della base aerea giapponese poco dopo l’atterraggio. Da Pyongyang è arrivata a stretto giro di posta la replica alle affermazioni di Trump, dalle pagine del quotidiano più rappresentativo del regime di Kim Jong-un, il Rodong Sinmun. “Commenti sciocchi”, quelli del presidente Usa, a cui potrebbe seguire una “punizione senza pietà” nel caso in cui gli Usa decidessero di agire in maniera sconsiderata. Sulla Corea del Nord, Trump è tornato anche durante l’incontro con il primo ministro giapponese, Shinzo Abe. “L’era della pazienza strategica con la Corea del Nord è finita”, ha dichiarato Trump, mentre Abe ha sottolineato una “intesa completa” con Washington per mettere “massima pressione” a Pyongyang.
L'obiettivo è coinvolgere la Cina
La Corea del Nord sarà ancora tra i temi caldi, quando Trump arriverà domani a Seul, per un incontro con il presidente sud-coreano, Moon Jae-in: in questo caso, però, l’intesa potrebbe non essere così completa come con Abe. Trump aveva già criticato su Twitter, un atteggiamento troppo morbido di Moon, dopo l’ultimo test nucleare nucleare di Pyongyang del 3 settembre scorso, il più potente mai compiuto dal regime di Kim, e i toni delle discussioni potrebbero essere diversi rispetto a quelli di oggi. Trump punterà, poi, a un maggiore coinvolgimento della Cina nella risoluzione della questione nord-coreana. I toni della conferenza stampa, durante la quale Abe ha dichiarato che il Giappone potrebbe intercettare i missili di Pyongyang, non sono piaciuti a Pechino che, dal Ministero degli Esteri, è tornato a chiedere dialogo e negoziati per fermare la crisi nella penisola coreana.
In nodo del commercio e delle esportazioni
Gli Usa in affanno sul commercio: i numeri. Nelle relazioni commerciali con i tre Paesi dell’Asia orientale, nel 2016, secondo i calcoli dello Us Trade Representative Office, gli Stati Uniti hanno avuto un deficit di 27 miliardi di dollari con la Corea del Sud, con cui ha un accordo di libero scambio che Trump vuole rinegoziare; di 68,9 miliardi di dollari con il Giappone, e di 347 miliardi di dollari con la Cina. Anche con il Vietnam, quarta tappa del viaggio di Trump, le cose non vanno meglio: lo scorso anno, nonostante un aumento delle esportazioni del 43% rispetto al 2015, il deficit commerciale per gli Usa è stato di 32 miliardi di dollari. Più contenuto il deficit commerciale con le Filippine, ultima tappa della lunga missione asiatica di Trump, che nel 2016 ha raggiunto quota 1,8 miliardi di dollari.
Gli squilibri commerciali con il Giappone sono stati toccati da Trump, oggi, nell’incontro con imprenditori statunitensi e giapponesi presso la sede dell’Ambasciata Usa a Tokyo. Il rapporto è “impari”, ha detto Trump, che punta a riequilibrarlo con la vendita di “enormi quantitativi” di armamenti al Giappone, come dichiarato successivamente, durante la conferenza stampa con Abe. Davanti agli imprenditori Usa, pur sapendo di non riscuotere applausi convinti, Trump ha poi difeso l’uscita degli Usa dalla Trans-Pacific Partnership, l’alleanza commerciale con altri undici Paesi dell’Asia-Pacifico (ma non la Cina) decisa all’inizio del suo mandato. “Il Tpp non era la risposta giusta”, ha detto Trump. “Avremo scambi molto maggiori nel modo in cui stiamo facendo ora e si creerà una situazione molto meno complessa”.
Nessuno sconto a Pechino
Il riequilibrio dei rapporti commerciali sarà anche uno dei temi della tappa sud-coreana, assieme alla Corea del Nord, prima dell’arrivo a Pechino, previsto per giovedì prossimo. Nella capitale cinese, Trump cercherà sia di coinvolgere maggiormente la Cina nel contenimento delle minacce di Pyongyang, sia di cercare misure per ridurre il forte disavanzo commerciale. Oggi, Trump ha usato toni duri nei confronti di Pechino: un rapporto “eccellente” quello con il presidente cinese, Xi Jinping, rieletto il mese scorso nella carica di segretario generale del Partito Comunità Cinese, ma “la relazione commerciale è molto impari”. Il presidente Usa ha anche aperto alla possibilità di misure “molto forti” e “molto presto” nei confronti della Cina sul commercio.
Il ruolo dei summit regionali
La visione dell’Indo-Pacifico e i summit regionali. Le ultime due tappe della visita di Trump, Vietnam e Filippine, saranno, poi, dedicate soprattutto alla partecipazione ai summit regionali, a cominciare dall’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) dove il presidente Usa, secondo il programma diffuso dalla Casa Bianca, “discuterà l’importanza di una libera e aperta regione indo-pacifica per la prosperità e la sicurezza americana”. Al summit, oltre a Trump, sarà presente anche Xi, che delineerà le linee guida della politica regionale della Cina. A Manila, invece, il presidente Usa parteciperà al summit Asean e all’Est Asia Summit, dove per la Cina ci sarà il primo ministro, Li Keqiang. L’East Asia Summit è l’ultimo appuntamento in agenda per Trump, confermato venerdì scorso, poco prima della partenza per il viaggio in Asia, il più lungo di un presidente Usa dal 1992. (AGI)