Un gruppo di alti funzionari del Partito Comunista Cinese caduti in disgrazia nel corso della campagna anti-corruzione stavano tramando per prendere il potere in Cina. È l’accusa del capo della China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, Liu Shiyu, che ha parlato in un panel di discussione al diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese. Secondo quanto riporta il quotidiano South China Morning Post, Liu ha detto che il presidente cinese, Xi Jinping, ha “salvato il partito” dai tentativi di prendere il potere da parte di un gruppo di alti funzionari che comprende le vittime più note della campagna anti-corruzione condotta dalla Commissione Disciplinare dal 2012 a oggi.
I funzionari sotto accusa
Tra questi Liu ha citato i due ex capi del partito di Chongqing, Bo Xilai e Sun Zhengcai, l’ex capo degli apparati di Sicurezza, Zhou Yongkang, l’ex segretario personale di Hu Jintao ai tempi in cui Hu era a capo del partito e dello Stato, Ling Jihua, e i due ex vice presidenti della Commissione Militare Centrale, Guo Boxiong e Xu Caihou. Con l’eccezione di Sun, espulso dal Pcc il mese scorso, e di Xu Caihou, morto prima di potere essere processato, tutti gli altri hanno ricevuto una condanna all’ergastolo per reati che vanno dalla corruzione all’abuso di potere, fino alla diffusione di segreti di Stato. Liu è il primo funzionario cinese ad accusare direttamente l’ex capo del partito di Chongqing, Sun Zhengcai, di avere tramato per prendere il potere. “Xi ha affrontato i casi di Bo Xilai, Zhou Yongkang, Ling Jihua, Xu Caihou, Guo Boxiong e Sun Zhengcai”, ha dichiarato il capo della Consob cinese in frasi riprese dal quotidiano di Hong Kong. “Detenevano alte posizioni e un grande potere nel partito, ma erano altamente corrotti e hanno cospirato per prendere la leadership del partito e impadronirsi del potere in Cina”. Liu ha dichiarato che il Pcc ha “eliminato questo enorme pericolo nascosto” e che “la leadership del partito con Xi al suo nucleo negli scorsi cinque anni ha salvato il partito, l’esercito e la nazione e, a una portata globale, il socialismo”.
Smentita la versione di Xi
Accuse pesanti, quelle del capo della Consob cinese, pronunciate in un contesto ufficiale, quello del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese apertosi mercoledì scorso, che sembrano smentire le parole stesse del presidente cinese, che in più occasioni aveva dichiarato che non ci sono lotte di potere all’interno del Pcc: una delle più famose risale al settembre 2015, durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti, quando Xi aveva dichiarato che la campagna contro la corruzione all’interno del partito non è come la popolare serie televisiva “House of Cards”. Non è la prima volta che circolano voci di tentativi di colpo di Stato in Cina, fin dal 2012, con la caduta in disgrazia di Bo Xilai. In tempi recenti, nel marzo 2015, si erano diffuse voci di questo tipo, corroborate da alcune immagini di Xi alla grande Sala del Popolo, il palazzo del parlamento cinese, su piazza Tian’anmen. Le foto mostravano il presidente cinese molto affaticato e apparentemente assente dal contesto, e avevano generato diverse speculazioni: proprio in quei giorni, sempre il South China Morning Post pubblicava la notizia che Xi avrebbe sostituito buona parte degli addetti alla sua sicurezza personale.