La Spagna celebra la sua festa della 'Hispanidad' nel pieno della crisi scatenata dalla sfida indipendentista catalana e trasforma la ricorrenza in una sorta di giornata dell'orgoglio nazionale. "Orgogliosi di essere spagnoli" lo slogan della cerimonia che, secondo la stampa madrilena, ha registrato una partecipazione popolare "storica".
A Barcellona la rabbia neofranchista
Migliaia di persone che hanno riempito i quasi due chilometri di percorso del Paseo de la Castelllana di Madrid sotto lo sguardo dei reali di Spagna Filippo VI e la moglie Letizia e delle massime autorità dello stato. Assenti Carles Puigdemont, Inigo Urkullu e Uxue Barkos, i presidenti delle Comunita' Autonome di Catalogna, Paesi Baschi e Navarra. Per Felipe VI è la prima apparizione pubblica dopo il suo discorso alla nazione, due giorni dopo il referendum del primo ottobre. Anche a Barcellona diverse migliaia di persone, 65 mila secondo la Guardia urbana, hanno sfilato per le strade della città, dove si sono verificati scontri tra forze dell'ordine e manifestanti neofranchisti, che hanno intonato cori del regime e bruciato bandiere catalane. Alcuni ultrà di estrema destra confluiti nella città per la stessa dimostrazione, pur condividendo le stesse posizioni politiche, se le sono date di santa ragione per rivalità di stampo calcistico.
Precipita un Eurofighter, morto il pilota
La festa è stata funestata dall'incidente di un aereo militare delle forze armate spagnole, precipitato nei pressi di Albacete dopo aver partecipato alla cerimonia mentre effettuava le manovre di rientro alla base. Il pilota dell'Eurofighter non è riuscito a lanciarsi dal velivolo prima dell'impatto ed è morto.
Dopo i giorni infuocati seguiti all'intervento di Puigdemont dinanzi al Parlamento catalano e la replica intransigente del primo ministro spagnolo di ieri, il Paese tira il fiato in attesa della prossima mossa nella partita a scacchi tra Madrid e Barcellona. Sul tavolo la dichiarazione di 'indipendenza sospesa' di Puigdemont, la richiesta di chiarimento di Madrid, una riforma costituzionale annunciata e il mondo economico catalano in subbuglio.
Conto alla rovescia per la sospensione dell'autonomia
Parte della stampa spagnola sostiene che avendo formalmente chiesto al presidente della Generalitat catalana di chiarire entro 5 giorni (le 10 di lunedi' 16 ottobre) se abbia effettivamente dichiarato l'indipendenza della Catalogna o meno, Rajoy, che ieri ha incassato l'appoggio delle principali forze parlamentari, ha già fatto scattare la procedura prevista dall'art. 155 della Costituzione iberica, che può portare alla sospensione dell'autonomia regionale.
Allo scadere dell'ultimatum di lunedì, la Generalitat avrà altri tre giorni, fino alle 10 di giovedi' 19 per ripensarci e fare marcia indietro. Alla scadenza di questo secondo ultimatum, che la stampa spagnola definisce "l'opzione atomica", porterà Rajoy a chiedere la sospensione dell'autonomia al Senato, dove i popolari del premier hanno la maggioranza assoluta (149 seggi su 266 in totale) necessaria per approvare la possibile revoca dell'autonomia o altre misure, come chiudere il parlamento regionale (Parlament) ed indire elezioni anticipate e mettere i Mossos d'Esquadra - la controversa polizia catalana - agli ordini diretti del ministero dell'Interno. Mentre l'Europa guarda e non sa cosa pensare.