Circondata dalle montagne e quindi facilmente controllabile dalle forze della sicurezza (molto discrete ma presenti in modo massiccio in queste ore), Bogotà accoglie Papa Francesco con grande entusiasmo: striscioni, manifesti, bandiere vaticane un po' dovunque. E i colombiani, pur divisi nella valutazione del momento storico di grande importanza che il Paese sta vivendo dopo 50 anni di violenze fratricide, salutano tutti con gioia l'arrivo di Jorge Mario Bergoglio, che conosce bene il paese per averlo visitato da superiore dei gesuiti d'Argentina e poi da arcivescovo di Buenos Aires.
Il Papa benedice accordi di pace
Il Papa viene a benedire gli accordi con le Farc, la principale sigla della guerriglia che è diventata ora un partito politico (Fuerza Alternativa Revolucionaria con suoi rappresentanti in Parlamento, sebbene non votati, ma nominati con liste bloccate), ha fatto oltre 200mila morti in gran parte persone innocenti, ma che aveva all'inizio delle forti ragioni per ribellarsi all'ingiusta oppressione economica e sociale perpetrata sui campenisos dai latifondisti spalleggiati dai militari, come denunciava Camilo Torres (leggi blog: "Caffarra e Torres, il primato della coscienza"), il prete guerrigliero che non uccise mai nessuno. Ma il suo arrivo ha smosso anche il negoziato in corso in Uruguay con l'ELN, l'altra sigla della guerriglia, che proprio nei giorni scorsi si è impegnata ad un cessate il fuoco molto atteso.
Il 'cartello del golfo' si arrende
Ma c'è anche un'altra novità che davvero offre al Paese l'occasione di una ripartenza: "il cartello del golfo ha espresso la volontà di sottomettersi alla giustizia colombiana", ha annunciato il presidente Juan Manuel Santos, premio Nobel per la pace 2016, che a poche ore dall'arrivo di Francesco ha comunicato al mondo (con scarsa ripresa da parte dei media internazionali) la decisione di uno dei principali clan narcos del Paese di costituirsi.
"Abbiamo ricevuto da parte del capo del cartello un messaggio in cui esprime la volontà di consegnare sé e i suoi uomini alla giustizia" ha detto Santos in un discorso al palazzo presidenziale dove oggi, giovedì 7 agosto, riceverà una visita ufficiale di Francesco, sottolineando che "si tratterebbe di una resa alla giustizia del cartello, non di un negoziato politico".
Una procedura giudiziaria ad hoc per i narcos
Il presidente ha poi aggiunto che il ministro della giustizia colombiano, Enrique Gil, e il procuratore generale Néstor Martìnez, stanno già studiando la proposta del cartello al fine di "prendere le misure adeguate". La resa alla giustizia del cartello del golfo, organizzazione con ampie ramificazioni in Messico e negli Stati Uniti, dicono gli inquirenti, rappresenterebbe, secondo gli esperti citati dall'Osservatore Romano, un passo in avanti molto significativo nella lotta al narcotraffico e in generale alla criminalità organizzata nell'America centrale e meridionale. In seguito all'annuncio di Santos, la procura generale colombiana ha detto che sta studiando una specifica procedura giudiziaria per trattare la questione.
In effetti, la legislazione colombiana non prevede norme sulla resa collettiva di una organizzazione criminale. In ogni caso - hanno fatto sapere le autorità - il cartello dovrà consegnare alle autorità la totalità del suo patrimonio illegale e indicare le principali rotte dei suoi traffici. La procura di Bogotà conferma che non ci sarà alcuna negoziazione. Negli ultimi anni, in Colombia il cartello è stato quasi dimezzato: da quattromila effettivi è passato a circa 1.800. Dallo scorso giugno le forze dell'ordine hanno intensificato le azioni di contrasto per arrestare Dario Antonio Usuga David, detto "Otoniel", 45 anni, principale leader del cartello, sul quale pende una taglia di cinque milioni di dollari.
Il motto di Papa Francesco in Colombia
"Facciamo il primo passo" è del resto il motto del viaggio che Papa Francesco ha iniziato ieri in Colombia, come ha ricordato lui stesso in un videomessaggio diffuso da tutte le principali emittenti del paese. "Abbiamo sempre bisogno di fare un primo passo per qualsiasi attività e progetto. Esso ci spinge anche ad essere i primi ad amare, a costruire ponti, a creare la fratellanza. Fare il primo passo ci incoraggia ad uscire per andare incontro all'altro, a tendere la mano e a scambiarci il segno della pace", spiega Francesco.
"La pace - afferma il Papa - è quella che la Colombia cerca e per il cui conseguimento lavora da molto tempo. Una pace stabile, duratura, perché possiamo vederci e trattarci come fratelli, non come nemici". "La pace - continua Papa Bergoglio - ci ricorda che siamo tutti figli dello stesso Padre che ci ama e ci conforta. Sono onorato di visitare questa terra ricca di storia, cultura, fede, uomini e donne che hanno lavorato con determinazione e perseveranza per renderla un luogo in cui regna l'armonia e la fratellanza, in cui il Vangelo è conosciuto e amato, dove dire fratello e sorella non risulta un segno strano, ma un vero e proprio tesoro da proteggere e difendere".
Secondo il Pontefice, "il mondo di oggi ha bisogno di consiglieri di pace e di dialogo. Anche la Chiesa è chiamata a questo compito, per promuovere la riconciliazione con il Signore e con i fratelli, ma anche la riconciliazione con l'ambiente che è una creazione di Dio e che stiamo sfruttando in modo selvaggio".
Pace in Colombia diventi obiettivo nazionale
"Il Papa si reca in Colombia per pacificare il paese dopo 60 anni di violenza. Certamente ci vogliono i negoziati politici, ma è necessario anche un grande movimento di rigenerazione nazionale e di riconciliazione della società colombiana", commenta il professor Guzman Carriquiry, segretario incaricato della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina, che lo accompagna nel viaggio numero 20 del pontificato.
Secondo il professor Carriquiry, "è necessario che vengano affrontate le cause della violenza in Colombia, un paese dove il 50 per cento delle persone vive sotto il livello di povertà e dove il narcotraffico avvelena la società, ed è necessario che il processo di pace non sia legato solo all'ambizione dei partiti ma divenga un obiettivo nazionale, capace di suscitare la maggiore convergenza possibile".