Cosa puoi fare se il tuo paese ha dato i natali a Rudolf Hess, il vice di Adolf Hitler, e ogni anno viene infestato da simpatizzanti nazisti che vi organizzano marce commemorative? Contro-manifestazioni, che possono facilmente degenerare in scontri, non sono di certo una soluzione. Allora perché non provare qualcosa di più creativo, e anche remunerativo?
E’ l’idea venuta agli abitanti di Wunsiedel, paese di 10mila anime nella Germania orientale, vicino al confine con la Repubblica ceca, che nel 2014 hanno escogitato un modo per prendere in giro gli sgraditi ospiti, finanziando parallelamente programmi che combattono la recrudescenza nazista.
Una maratona molto particolare
E’ nata così una maratona molto particolare: per ogni metro percorso dai manifestanti nazisti, residenti e commercianti hanno devoluto 10 euro a Exit Deutschland, un’associazione che aiuta le persone a uscire dai gruppi di estrema destra. Per rendere il tutto ancora più sarcastico, gli abitanti hanno segnato l’inizio e la fine della marcia come se fosse una vera corsa, indicando per terra, ogni tot, quanti soldi gli stessi partecipanti nazisti stavano ‘aiutando’ a devolvere alla causa anti-nazista.
Cartelli sbeffeggianti concludevano l’opera, con tanto di banchetto di distribuzione di banane per aiutare i ‘concorrenti’ ad avere le forze per concludere il percorso. Risultato? 10mila euro devoluti e una risposta non-violenta che è diventata un modello per altri.
Come ha evidenziato un rapporto della Fondazione Sofii, citato dall’Huffington Post, “la campagna ha ispirato altre città in Germania e altri Paesi ad avere un modo nuovo, creativo e divertente per gestire il problema delle marce naziste”.
Un'idea buona anche per gli Stati Uniti
A riportare l’attenzione sull’esperienza di Wunsiedel è stato un attivista americano, Cleve Jones, che ha postato l’idea su Twitter, suggerendola come forma di resistenza anche negli Stati Uniti, alle prese con il fenomeno del suprematismo bianco che fa proseliti e crea bolle di violenza come quella della settimana scorsa a Charlettosville. E diverse altre manifestazioni della alt-right sono state organizzate nei prossimi giorni.
Il New York Times l’ha ripresa e ha intervistato diversi esponenti di movimenti non-violenti, convinti che questo possa essere un antidoto all’odio e alla violenza. “Anch’io vorrei dare un cazzotto sul naso di un nazista. Ma c’è una differenza tra una risposta terapeutica e una strategica”, ha sottolineato Maria Stephan, direttore di un programma allo United States Institute of Peace.
E citando Martin Luther King e la sua esperienza della non-violenza per conquistare i diritti civili, il giornale ricorda come gli stessi concetti vengano messi in pratica ancora oggi. Ne è un esempio la contro-manifestazione colorata messa in atto nel 2012 a Charlotte, in Nord Carolina, dove i suprematisti bianchi sono stati accolti da una folla di ‘clown’. Contro il “potere bianco”, i dimostranti – vestiti con abiti colorati e parrucche sgargianti - lanciavano in aria “farina bianca” inneggiando al “potere delle mogli”. Il messaggio era chiaro, ha spiegato un coordinatore locale: “Noi siamo vestiti da clow, voi siete quelli che sembrano ridicoli”.