L'impossibile è possibile. twitta Paolo Nespoli dallo spazio, mostrando orgoglioso un suo lavoro da meccanico di dieci anni fa. Del resto prima di partire per la sua terza missione aveva confidato a Wired: "Mi ritengo un lavoratore in orbita, una sorta di idraulico, meglio, un elettricista spaziale: sperando di commettere meno errori possibili, il mio compito è eseguire un programma stabilito da Houston, concordato con i migliori laboratori e centri di ricerca della Terra. Se in orbita manca un dottore, occorre che qualcuno si prepari appositamente, a prescindere dalla sua formazione. Da ingegnere meccanico mi sono ritrovato in un ospedale a Houston per fare pratica. Mi è addirittura successo di essere in sala operatoria con il paziente davanti, o di dissezionare un cadavere per testare tagli, incisioni e conoscenze anatomiche. Potrà inorridire, ma sono competenze che nello Spazio risultano cruciali. Qualcuno deve averle”
Sul possibile e sull'impossibuile, tema a lui caro, aveva detto: ""Durante il mio addestramento da paracadutista incursore, a Pisa, mi si chiedeva spesso di superare gli ostacoli; c’è un muro, non si può andare oltre, rispondevo. E venivo puntualmente smentito: una parete era finta, quella successiva poteva essere scavalcata o abbattuta. A un certo punto ho cominciato a volerli superare tutti, i muri. Allora ho imparato a non accettare quelli che pensavo fossero limiti. E non perché sia un genio, beninteso, il discorso riguarda tutti: ci facciamo condizionare da barriere che, nella realtà, non esistono".