Le minacce di Haftar? Non fermeranno la missione italiana. Di quanto dispone il generale? Cinque sei aerei al massimo, e sta giocando un preciso ruolo nel teatrino della politica libica. E’ la sintesi di due interviste oggi in edicola che fanno un po’ chiarezza sulla crisi tra Italia e Libia scoppiata in queste ore dopo le minacce del generale Haftar di bombardare le navi italiane che si dovessero inoltrare in acque libiche nella lotta anti trafficanti di immigrati.
La prima è quella che l’ambasciatore della Repubblica italiana a Tripoli, Giuseppe Perrone, ha rilasciato oggi al Corriere. Alla domanda se le minacce di bombardare le navi italiane potrebbe minare la missione di Roma, risponde: “No, non ferma la missione italiana, già concordata con le legittime autorità libiche che fanno capo al Consiglio presidenziale sulla base di una sua richiesta”. Ovvero il consiglio presieduto da Fayez al Serraj, quello riconosciuto dalle Nazioni unite. “Noi siamo interessati a operare d’intesa con tutti i libici se è possibile, e ovviamente con il generale Haftar” ha continuato Perrone. “Quindi cercheremo il contatto anche con lui e faremo in modo di spiegare gli obiettivi di una missione che non è militare, ma di assistenza alle autorità libiche affinché possano esercitare la loro sovranità in tutto il territorio del Paese. Lo stiamo spiegando a tutte le autorità. È una missione che serve a rafforzare la sovranità libica, non a indebolirla”.
"Torna il colonialismo fascista italiano"
Ma dalla libia arrivano all’Italia minacce precise. E accuse. “Torna il colonialismo fascista”, ha detto Saif Gheddafi, figlio dell’ex dittatore libico, e tornato in scena dallo scorso 11 giugno, liberato dopo sei anni di prigionia che gli sono costati due dita della mano sinistra, quelle che aveva usato in una famosa foto come segno di vittoria durante la guerra civile persa dal padre. Ma in Libia, rispolverare il passato fascista, è quello che i politici o gli aspiranti tali fanno per creare consenso intorno alla propria figura, scrive Lorenzo Cremonesi sempre sul Corriere.
Haftar ha 5 aerei e tanta voglia di giocare un ruolo
La reale dimensione della flotta area in possesso da Haftar invece è chiarita sul Il Foglio, che intervista Arturo Varvelli, analista dell’Ispi: “La minaccia è assolutamente risibile dal punto di vista militare”, scrive il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, “Haftar dispone di 5 o sei aerei tra l’altro guidati da egiziani e emiratini. Non ha le capacità per portare a termine un attacco”, spiega Varvelli che sottolinea che un’azione del genere sarebbe tra l’altro stupida, considerato che Haftar ha appena ottenuto un importante riconoscimento politico da Macron.
Il generale è il capo dell’esercito nazionale libico e oggi controlla l’est della Libia. “Grazie all’appoggio dell’Egitto, e sembra, anche della Francia, ha messo in piedi un esercito di 30 mila uomini, dotato di artiglieria pesante e aviazione” scrive nel suo profilo The Post Internazionale.Il Foglio ha chiarito anche l’entità di quella flotta. “Haftar non è nuovo a questo genere di dichiarazioni”, continua Varvelli”, eccita la sua parte”. Una parte che ha trovato sponda facile nella Francia di Macron, che lo ha legittimato con il vertice di Parigi qualche settimana fa e accreditato come interlocutore internazionale.