La repressione dell'opposizione prosegue e il presidente venezuelano Nicolas Maduro saluta come un successo il voto per l'Assemblea Costituente, disertato dagli avversari, che annunciano nuove manifestazioni di piazza. La maggior parte della comunità internazionale non ha però riconosciuto la legittimità di un organo che dovrà riscrivere la Carta del Paese sudamericano. E gli Stati Uniti hanno varato nuove sanzioni contro Caracas e il suo uomo forte, che appare sempre più isolato anche all'interno. Mentre una terribile crisi economica, con carenza di generi di prima necessità sugli scaffali dei supermercati e un'inflazione spaventosa, continua a mordere.
Anche il procuratore generale (chavista) si sfila
A non voler riconoscere la Costituente è anche il procuratore generale Luisa Ortega, che era stata una fedelissima di Hugo Chavez ma è ostile al suo successore, in sella dal 2013, del quale ha condannato le "ambizioni dittatoriali". Ortega ha anche aggiornato il bilancio di sangue delle proteste esplose lo scorso primo aprile, quando il Tribunale Supremo controllato da Maduro aveva esautorato un Parlamento dove da dicembre l'opposizione era maggioranza. In toatle le vittime sono 121 e 1.958 i feriti. Solo domenica, nella giornata del voto, si sono contate 10 vittime, tra cui un tredicenne e un diciassettenne.
Ortega ritiene "priva di alcuna legittimità" la Costituente, avvertendo che sarà uno strumento nelle mani di Maduro per "esercitare il suo potere senza alcun limite". Maduro ha reagito in tono minaccioso, proponendo che l'Assemblea "prenda il comando" della Procura.
Maduro: "Bisogna riportare l'ordine"
Il presidente ha poi preannunciato che l'Assemblea Costituente appena eletta toglierà l'immunità ai parlamentari dell'opposizione per sottometterli alla giustizia. "Bisogna riportare l'ordine...", ha avvertito festeggiando con i suoi sostenitori l'elezione dell'organo. Il presidente ha più volte accusato i deputati di tentare un "golpe parlamentare" e di incitare alla violenza nelle proteste di strade. Ed è duello anche sulle cifre della partecipazione al voto. Secondo Maduro, l'affluenza si è attestata al 41% ma l'opposizione parla di un'astensione all'88%. E promette una nuova mobilitazione nella capitale nel giorno dell'insediamento dell'Assemblea.
Arrestati due leader dell'opposizione
L'organizzazione a difesa dei diritti umani Foro Penal ha reso noto che sono oltre 5mila le persone arrestate dall'inizio delle manifestazioni. In 1.300, in larga parte giovani e studenti, sono ancora dietro le sbarre. Tra gli ultimi arresti ve ne sono due eccellenti, quelli di Leopoldo Lopez e di Antonio Ledezma, leader di due tra i principali partiti d'opposizione, Voluntad Popular e Abp, un'altra delle 22 sigle che compongono il blocco della Mud, la 'Mesa de la Unidad Democratica'. In un video postato su Twitter, si vede Ledezma portato via in pigiama dalla sua abitazione, dove era agli arresti domiciliari dal 2015, da funzionari della gendarmeria bolivariana che lo hanno fatto salire su una camionetta. "Sono venuti a portare via Leopoldo da casa. Non sappiamo dove sia né dove lo portano. Maduro è responsabile se gli succede qualcosa", ha scritto su Twitter la moglie di Lopez, Lilian Tintori.
Gli Usa impongono nuove sanzioni
Il Tesoro statunitense ha congelato tutti i conti che Maduro potrebbe avere negli Usa e gli ha impedito l'ingresso nel Paese. Il presidente venezuelano si somma così alla lista di capi di Stato considerati dittatori dagli Usa, il siriano Bashar al-Assad, Robert Mugabe, il presidente dello Zimbabwe, e il leader nordcoreano, Kim Jong-Un. Nicolas Maduro ha poi ironizzato sulle sanzioni prese dal governo di Washington: "Negli Stati Uniti è possibile divenire presidente con tre milioni di voti in meno che l'avversario. Questa è la famosa democrazia", ha detto di fronte a un gruppo di sostenitori, in un evento rilanciato dalla tv, "non obbedisco a ordini imperialisti, non obbedisco a governi stranieri. Io sono un presidente libero", ha detto.
Da Washington insistono. "Continueremo a prendere azioni ferme e rapide contro gli architetti dell'autoritarismo in Venezuela, incluso quelli che partecipano all'Assemblea Nazionale Costituente", afferma un portavoce della Casa Bianca. Anche l'Onu ha condannato la violenza della repressione e le violazioni dei diritti umani.
Nell'America Latina in pochi stanno con Caracas
In tutta l'America Latina soltanto Bolivia, Salvador e Nicaragua hanno formalmente riconosciuto l'Assemblea Costituente uscita dalle contestate elezioni. Solidarietà anche da Cuba, che parla di una "campagna" contro Maduro orchestrata dagli Usa. I governi di Perù, Messico, Colombia, Panama, Argentina, Costa Rica e Guatemalahanno diffuso comunicati dove ricorrono espressioni quali "mancato riconoscimento dell'esito delle urne", "Costituente illegale e illegittima", "aggravarsi della crisi", "ulteriore divisione nella società venezuelana" e "profonda preoccupazione". Il presidente boliviano Evo Morales ha accusato questi Paesi di essere "asserviti agli Stati Uniti".