La Corte Suprema lo ha bandito nel 2005, tre anni dopo il governo nepalese ha promulgato delle linee guida per eliminarlo ma il Chhapuadi esiste ancora, è più diffuso di quanto si possa credere e continua ad essere la causa di morte di molte giovani ragazze. La pratica fa capo ad un’antica credenza nepalese, secondo la quale le donne durante il ciclo mestruale sono considerate impure e costrette a vivere in delle capanne, chiamate ‘capanne delle mestruazioni’, dove le condizioni igieniche sono scarse e lo spazio è ridotto al minimo. In quei giorni - si legge sulla Cnn - dormono per terra in una stanza angusta, di solito senza finestra e con una piccolissima porta di entrata. E proprio in una di queste capanne che ha perso la vita Tulasi Shahi, l’ultima vittima del Chhapuadi, morta venerdì 7 luglio dopo essere stata morsa da un serpente.
Il rituale che uccide
Il Chhaupadi è un rituale indù che si tramanda da secoli e nasce a causa di una serie di tabù collegati alle mestruazioni. Le donne, durante tutti i giorni del ciclo, non devono solo vivere isolate nelle capanne ma non possono toccare persone, animali, verdure, piante e frutta e nemmeno mangiare latte o prodotti caseari. Hanno anche un accesso limitato all’acqua. "Alcuni in questa area - si legge in una relazione delle Nazioni Unite - del Nepal credono ancora che un Dio si possa arrabbiare qualora non ci si attenesse a questa pratica. La violazione potrebbe essere la causa di una vita breve, della morte del bestiame o della distruzione delle colture. Si ritiene, inoltre, che se una donna dovesse toccare la frutta, questa cadrebbe prima che sia matura. Oppure se dovesse bere l’acqua del pozzo, questo si prosciugherebbe”. In alcune zone, le restrizioni si estendono anche per la lettura e la scrittura. Toccare un libro potrebbe far arrabbiare Saraswati, la Dea dell’istruzione.
La storia di Shani
Tulasi Shani aveva sopportato la pratica dello Chhapuadi probabilmente tante altre volte, ma il 6 luglio i morsi di un serpente velenoso sulla testa e sulla gamba sono stati per lei fatali. “La famiglia ha tentato inizialmente di curarla con dei rimedi domestici”, ha raccontato alla Cnn il sindaco del distretto locale Surya Bahadur Shahi. “Le piogge monsoniche avevano in quei giorni inondato le strade e gli spostamenti erano molto più difficili da compiere. Era quindi impossibile affrontare un viaggio di tre ore per portare la ragazza all’ospedale più vicino. Dopo sette ore di lotta contro il veleno - conclude il sindaco del distretto - Shahi è morta”.
Shahi è la seconda adolescente che in due mesi muore a causa del Chhaupadi nella regione del Dailekh. Il 22 maggio ha perso la vita anche Lalsara Bika, 14 anni, per una grave malattia causata dal freddo delle notti trascorse in isolamento nella capanna. A fine 2016 altre due ragazze sono morte nel vicino quartiere di Achham.
Un fenomeno più diffuso di quanto si creda
Le donne in Nepal continuano ad essere discriminate. Ma le istituzioni tendono a sminuire il problema. Un recente studio governativo rileva che nel distretto di Dailekh vivono circa 49mila famiglie, e ci sono solo 500 capanne per le mestruazioni. Ma gli attivisti che si stanno battendo per l’eliminazione del Chhaupadi sostengono che i numeri non riflettono la gravità del fenomeno che è più diffuso di quanto si voglia far credere. "La pratica di Chhaupadi a Dailekh è più diffusa rispetto l’indagine che ha fatto il governo. E anche se le famiglie smettessero di costruire le capanne, il problema non è risolto. Perché potrebbero utilizzare per il Chhaupadi alcuni angoli inutilizzati della casa o delle baracche", ha dichiarato l'attivista per i diritti umani Dailekh Amar Sunar alla Cnn. "Anche se i leader politici sostengono che questa pratica sia stata ormai abolita da molto tempo, ciò non è vero", ha aggiunto Sunar. Alcune statistiche rilevano che la pratica è più comune nei distretti di Achham, Doti e Bajura. Anche se il villaggio di Gajra è stato dichiarato "zona senza chhaupadi" nel 2015, Achham Bhagwati Aryal, il funzionario per lo sviluppo, ha dichiarato invece che su 138.000 donne il 70% lo pratica. Anita Gyawali è il funzionario che si occupa di sostenere i diritti delle donne a Dailekh e non appena nominata, a fine 2016, ha dichiarato di essere rimasta sorpresa nel vedere quanto fosse stata presa poco in considerazione la questione fino a quel momento. "È chiaro - ha detto Anita Gyawali - che, oltre al programma di sensibilizzazione e di istruzione, sono necessarie leggi rigorose”.
La condizione della donna in Nepal
Secondo una ricerca UNESCO, il 45% delle donne in Nepal sono analfabete. Una percentuale quasi doppia rispetto gli uomini. Uno studio del governo del 2012 ha evidenziato, inoltre, come una donna nepalese su due abbia subito nel corso della sua vita una discriminazione legata al genere. Il 60% di queste donne non ha parlato dell’episodio con nessuno. Nella cultura nepalese molte ragazze si sposano quando ancora sono molto piccole: il 37% prima di avere 18 anni e il 10% prima dei 15, secondo l’Human Rights Watch (HRW). “Questo avviene a causa della povertà, della mancanza d'istruzione, della diffusione del lavoro minorile, delle pressioni sociali e delle dannose tradizioni”, ha spiegato HRW nella sua relazione.