Il tempo per Donald Trump di annunciare che gli Stati Uniti si ritiravano dall’accordo di Parigi sul clima ed è partita la corsa su Twitter a ricordare al presidente americano che gli unici altri due Stati fuori dall’intesa sono Siria e Nicaragua.
Se lo stato mediorientale è dilaniato ormai da sette anni da una guerra civile sanguinosa, per il Paese del Centro America l’accostamento non regge dal momento che l’accordo l’ha sì respinto, ma perché giudicato troppo blando.
Il paradiso delle rinnovabili
Definito nel 2013 dalla Banca Mondiale il “paradiso delle energie rinnovabili”, il Nicaragua già dal 2006, di fronte alla dipendenza dal petrolio che lo portava anche ad avere prezzi altissimi per l’energia elettrica e continui black-out, aveva deciso di sviluppare le immense risorse di cui è ricco, a partire da quelle geotermiche – frutto dei tanti vulcani e dall’attività sismica – insieme a vento, sole e acqua.
Si è arrivati così in un decennio ad avere il 58% dell’energia fornita da rinnovabili, di cui il 21% non-idriche, un risultato a livello regionale secondo solo al Costarica. E l’obiettivo è raggiungere il 90% entro il 2020.
“Il 2025 come obiettivo è troppo lontano”
Da qui, il rifiuto nel dicembre 2015 di aderire all’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel corso della Cop21, considerato insufficiente. Come aveva allora spiegato il capo delegazione di Managua, Paul Oquist, le nazioni sviluppate non stavano facendo abbastanza per ridurre le emissioni e proteggere ‘Madre Terra’ così come non fornivano fondi a sufficienza ai Paesi in via di sviluppo per adattarsi all’impatto del cambiamento climatico.
“Il Nicaragua - aveva affermato - non firmerà l’accordo di Parigi e spera che altri Paesi facciano pressioni sulle nazioni sviluppate per aumentare i loro livelli di ambizione ed evitare un mondo da 3° C che porterà a un incremento disastroso di 4-6 gradi nei Paesi in via di sviluppo”. Questo, aveva aggiunto “deve essere fatto adesso, prima possibile, perché l’obiettivo del 2025 è troppo tardi”.
L’intesa raggiunta nella capitale francese si prefigge infatti di contenere l’aumento della temperatura “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di fermarsi a +1,5. “Questi impegni volontari non funzionano – denunciò http://www.bbc.com/news/world-latin-america-40135819Oquist - proprio ora assistiamo a un mondo da 3°, questo è catastrofico e inaccettabile”.