C'è un villaggio in Svizzera, non lontano da St Moritz, talmente bello da suscitare invidia e gelosia in coloro che non possono visitarlo. O almeno, questo è quello che pensa il sindaco Peter Nicolay che, per tutelare le persone da questi sentimenti negativi, ha vietato ai turisti di fotografare Bergun (Bravuogn in romancio e Bregogno in italiano) del canton Grigioni, nella valle dell'Albula. E ha intenzione di introdurre una multa simbolica di 5 franchi svizzeri (4,59 euro) per punire coloro che infrangeranno le regole. Il ricavato sarà devoluto a un fondo per la tutela delle Alpi svizzere.
"E' scientificamente provato che le belle foto di vacanze pubblicate sui social media rendono infelici chi le osserva per il fatto di non poter essere li", si legge in un comunicato stampa emesso dall'ufficio turistico locale e pubblicato sul sito. Una sorta di sofferenza conosciuta con l'acronimo inglese FOMO (Fear of Missing Out).
"Bergun/Bravuogn è bellissimo. E noi non vogliamo rendere infelici le persone che non fanno parte della nostra comunità condividendo foto dei nostri stupendi scorci e paesaggi. Vi invitiamo cordialmente a venire qui e godere dell'esperienza in prima persona", ha dichiarato il sindaco, aggiungendo che "gli abitanti del paese hanno a cuore la felicità di tutte le persone sulla Terra". Per dimostrare che l'amministrazione fa sul serio, l'ufficio turistico ha deciso di rimuovere dai social e dal sito internet tutte le immagini di questo paese di 500 abitanti patrimonio Unesco dal 2008.
Il sindaco rischia l'autogol
Che sia frutto di una reale convinzione o una trovata pubblicitaria, il sindaco rischia un autogol: "Se ciò è vero, è un motivo per non visitare mai Bergun", scrive un utente su Facebook. Un altro paragona il paesino svizzero alla Corea del Nord: "Tutti hanno il diritto di scattare foto, se volete renderlo illegale trasferitevi in Nord Corea. Sono sicuro che li sarete i benvenuti". Altri ancora giudicano "vergognosa" e "disgustosa" l'iniziativa.
La priorità? Essere sulla bocca di tutti
Il direttore dell'ente turistico Marc-Andrea Barandun non sembra affatto preoccupato. Sebbene "la decisione abbia avuto una risonanza in termini di marketing", la "legge è vera" ed è stata approvata dal consiglio comunale. Una cosa è certa: nel bene o nel male tutti oggi parlano di Bergun, e questo "è lo scopo", ha ammesso Barandun.