Continua il braccio di ferro tra la Casa Bianca e magistratura americana: i procuratori generali di 15 Stati, tutti democratici, hanno depositato un ricorso presso la Corte di Appello Federale del IX distretto di San Francisco per appoggiare la richiesta dello Stato di Washington di non revocare la sospensione del divieto di ingresso (Muslim Ban) dei cittadini di 7 Paesi musulmani (Siria, Sudan, Somalia, Iraq, Iran, Libia e Yemen) approvata il 27 gennaio dal presidente Donald Trump e sospesa dal giudice federale di Seattle, il repubblicano James Robart. La dichiarazione congiunta contro la decisione "incostituzionale" del presidente coinvolge California, Connecticut, Delaware, Illinois, Iowa, Maine, Maryland, Massachusetts, New Mexico, New York, Oregon, Pensylvanya, Rhode Island, Vermont e Virginia.
In totale i 16 procuratori generali sostengono di avere il diritto legale di sfidare l'ordine presidenziale perché danneggia direttamente gli interessi dei singoli Stati. "Sebbene residenti, istituzioni, industrie ed economie dei nostri Stati differiscano in vari modi, siamo tutti uniti nell'affrontare i danni concreti, immediati e irreparabili che provengono dall'ordine eseucutivo", hanno sottolineato nel documento presentato.
I giudici di San Francisco esamineranno nel merito il ricorso, insieme all'appello della Casa Bianca, nei prossimi giorni. Il dipartimento di Giustizia, infatti, ha sostenuto la posizione dell'amministrazione Trump, sostenendo che non si tratta di un bando rivolto contro i musulmani ma "il legittimo esercizio dell'autorità presidenziale", rispetto a 7 Paesi scelti per il rischio terrorismo.
Giudici mettono a rischio gli Usa, l'ira di Trump contro la bocciatura
Trump intanto continua a fare pressioni e dopo aver attaccato duramente Robart, "il cosiddetto giudice" federale di Seattle che ha temporaneamente bloccato il 'muslim ban' su tutto il territorio nazionale, ha ricordato via Twitter che "la minaccia del terrorismo islamico radicale è molto reale, guardate cosa succede in Europa e Medio Oriente. I tribunali devono agire veloci!".