Roma - A tre giorni dalla fine del suo mandato, Barack Obama ha deciso di graziare la 'spia' di Wikileaks, Chelsea Manning, condannata a 35 anni di carcere. A sorpresa, la Casa Bianca ha annunciato la scelta del presidente americano di commutare la pena: Manning sarà liberata il prossimo 17 maggio.
Chi è Chelsea Manning
Chelsea Manning è un ex soldato americano (si chiamava Bradley e ha cambiato sesso in carcere). Analista d'intelligence, è stata condannata a 35 anni per aver trafugato e passato a WikiLeaks 700mila documenti top secret del Dipartimento di Stato e della Difesa. Rapporti sconvolgenti, in particolare, sulla guerra in Iraq.
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Tra i documenti c'è il video Collateral Murder (qui sotto), in cui due elicotteri Apache uccidono 12 civili disarmati, tra cui due reporter della Reuters. In carcere dal 2010, più di 250 esperti hanno condannato le condizioni di detenzione di Manning in una lettera aperta.
Assange rispetterà la promessa di consegnarsi agli Usa?
Il 12 gennaio scorso, il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, aveva annunciato che sarebbe stato pronto ad accettare l'estradizione negli Stati Uniti, se Barack Obama, come suo ultimo atto, avesse concesso la grazia al suo informatore.
Il racconto di Manning: "la mia vita in prigione"
Il New York Times ha raccolto le sue testimonianze dal carcere militare di Fort Leavenworth in Kansas (qui l'articolo). La sua cella misura poco più di 7 metri quadrati. Chelsea Manning, matricola numero 89289, si alza tutti i giorni alle 4:30 del mattino, un'ora prima della sveglia ufficiale. Al NYT racconta le sue giornate, tutte uguali. Durante il giorno costruisce cornici e mobili nel reparto lavoro del carcere. La sera, fino alle 22:05, quando si spengono le luci, legge le tante lettere di persone che la reputano un'icona della libertà.
Chelsea Manning, la vita in carcere della 'spia' di Assange
"Sono sempre occupata, ho un arretrato di cose da fare: legali, amministrative, richieste della stampa e la scrittura, molta scrittura", racconta Chelsea Manning in una delle lettere inviate al NYT (perché l'sercito non le èpermette di parlare direttamente con i giornalisti), “essere me stessa è un lavoro a tempo pieno".
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