Tokyo - Matsuri ha incontrato 'karoshi' a soli 24 anni. E il 25 dicembre gli ha ceduto. Come è successo ad almeno altre 200 persone durante l'anno. E' salita sul davanzale di una finestra nell'azienda in cui lavorava e si è lasciata cadere nel vuoto. Oggi il superlavoro - quello che gli anglosassoni chiamano "overwork" e che per i giapponesi è appunto 'karoshi' - è ufficialmente una causa di morte nel Paese. Non ancora come il cancro, l'infarto e gli incidenti d'auto, ma il fenomeno suscita allarme, tanto che dopo il caso di Matsuri - che da poco più di un anno e mezzo lavorava alla Dentsu, colosso pubblicitario giapponese, ed era stata capace di accumulare fino a 100 ore di straordinario al mese - il governo ha deciso di correre ai ripari.
Sintomatico è un altro caso, riportato dal Washington Post: quello di Kiyotaka Serizawa, un impiegato trentaquattrenne di una società specializzata in manutenzione di condomini, che nel 2015 si è ucciso dopo essere arrivato, nelle sue ultime settimane di vita, a ritmi che prevedevano 90 ore di lavoro a settimana.
La morte di Matsuri si è trasformata in un importante caso da analizzare ed è stata l'inizio di una seria riflessione su quanto possa essere pericolosa l'eccessiva cultura del lavoro giapponese. Il governo è intenzionato ad intervenire e una piccola speranza è riposta nel "Premium Friday": imporre alle aziende di far terminare l'orario di lavoro alle 3 del pomeriggio l'ultimo venerdì del mese.
I fautori della proposta, tra cui la potente società di lobby Keindanren, sostengono che quelle ore libere potrebbero servire ai lavoratori per riposarsi, recuperare le energie e far girare l'economia, vista la deflazione che affligge il paese. Nel 2015 la sindrome del karoshi ha causato 200 morti riconosciute ufficialmente, ma gli esperti temono siano molte di più.
Quando è iniziato l'overwork in Giappone
Negli anni Settanta i salari in Giappone erano bassi e i dipendenti volevano massimizzare i guadagni. E' scattata quindi una ricerca ossessiva della produttività, seguita da una dedizione totale al lavoro. L'atteggiamento è continuato anche durante il boom degli anni Ottanta, quando il Giappone si è posizionato come seconda economia mondiale.
Koji Morioka, professore alla Kansai University e appartenente al comitato per combattere il karoshi, dichiara al Washington Post: "In un ufficio giapponese il lavoro straordinario è sempre lì, quasi come se fosse parte dell’orario di lavoro normale. Nessuno lo impone, ma i lavoratori lo vivono come se fosse obbligatorio".
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