Londra - Primo enorme scivolone in politica estera del presidente letto Usa Donald Trump che ha parlato telefonicamente col presidente di Taiwan, Tsai Ying-wen, scatenando l'ira della Cina che considera la ex Formosa una sua provincia. La notizia, riferita dal Financial Times, è stata confermata dallo stesso Trump che, su Twitter, ha precisato:"E' stata la presidente di Taiwan a chiamare me, oggi, per farmi le congratulazioni per la vittoria della presidenza".
Gli Stati Uniti hanno rotto formalmente le relazioni diplomatiche - dopo aver risconosciuto Pechino - nel 1979 ad opera dell'allora presidente democratico Jimmy Carter, anche se Washington è rimasta la grande protettrice di Taipei. Tra Taiwan e Usa esistono relazioni sulla base di una legge specifica, Taiwan Relations Act che sancisce rapporti sostanziali ma non relazioni diplomatiche.
Il commento di Pechino: "un trucchetto di Taiwan"
Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha descritto l'accaduto come "un trucchetto di Taiwan", auspicando che le relazioni con gli Usa "non vengano danneggiate o intralciate", secondo quanto riportato dal Telegraph. Pechino considera Taiwan parte integrante del proprio territorio e quindi uno Stato illegittimo, dove, nel 1949, si rifugiò il governo della Repubblica della Cina, travolto dal partito comunista guidato da Mao Tse Tung.
Trump: gli vendiamo miliardi di dollari in armi ma non possiamo accettare un telefonata
"E' interessante che gli Usa vendano a Taiwan miliardi di dollari in equipaggiamenti militari ma non possano accettare una telefonata di congratulazioni", ha detto il presidente eletto in un secondo cinguettio, dopo la bufera scatenata dalla notizia della telefonata, prima anticipata dal Taipei Times, poi riportata dal Financial Times e infine confermata dal team di transizione del presidente eletto in un comunicato.
"Durante il colloquio sono stati sottolineati gli stretti legami economici, politici e di sicurezza tra Taiwan e gli Stati Uniti", recitava la nota mentre la tv di stato cinese, la Cctv, ha immediatamente parlato di "una rottura senza precedenti della politica 'One China'", cioè del riconoscimento di un'unica Cina.
Obama: nessun cambiamento nella politica che riconosce 'un'unica Cina'
L'amministrazione del presidente uscente, Barack Obama, si è affrettata a rassicurare Pechino indicando che non c'è alcun cambiamento nella politica che riconosce "un'unica Cina". Ned Price, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, ha ribadito che "il principale interesse degli Usa è rappresentato da relazioni pacifiche e stabili".
Financial Times: cambierà la percezione cinese sulle intenzioni di Trump
Secondo Il Financial Times, benché non sia chiaro se il 'transition team' di Trump intenda dare alla conversazione con il presidente taiwanese il senso di un rafforzamento delle relazioni, la leadership cinese considererà questo gesto come estremamente provocatorio, di proporzione storica. "A prescindere se si sia trattato di un atto intenzionale o casuale - ha spiegato Evan Medeiros, ex direttore per l'Asia del consiglio per la sicurezza nazionale - questa telefonata cambierà fondamentalmente in negativo la percezione cinese delle intenzioni strategiche di Trump. Con questo tipo di mossa Trump ha gettato le fondamenta per una duratura competizione strategica nelle relazioni sino-americane".
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