Roma - Era l'unico in grado di tenergli testa da vivo, nelle riunioni del comitato contrale, e probabilmente sarà con le sue esequie che si farà il confronto, quando il 4 dicembre le ceneri di Fidel Castro riposeranno nel cimitero di Santa Ifigenia, a Santiago di Cuba. Ernesto Che Guevara ha sempre conteso al 'lider maximo' la palma del più carismatico dei barbudos, tanto da suscitarne malcelate gelosie. Anche se queste erano spesso mascherate da dispute sulla natura della via cubana al socialismo, o sulla necessità di portare la Rivoluzione in tutto l'Emisfero Occidentale. Bello e giovane, è una sua foto fatta per errore duranta una parata ad essere stampata su milioni di manifesti e magliette in tutto il mondo. Fidel, pur popolarissimo, non ha mai avuto tanto successo di pubblico. Se i due fossero vissuti oggi, le cliccate sul sito di Ernesto Che Guevara sarebbero state il doppio rispetto a quelle di Castro. Pertanto, quando decise di portare lui il messaggio del castrismo in Bolivia, si dice che Che Guevara partisse con la doppia benedizione di Fidel Castro: ideologica e personale. Non sarebbe mai tornato. Da vivo. Ma quando rientrò in una piccola bara di legno erano passati trent'anni esatti, nel corso dei quali il suo mito, se possibile, si era ulteriormente rafforzato e radicato. Morto giovane, Che Guevara incarnava ormai per intere generazioni di cubani e non l'immagine dell'eroe, di belle forme e immacolati ideali.
Dal 1967 i suoi resti giacevano ufficialmente senza nome nel cimitero di campagna di un villaggio boliviano. Poi il regime decise che era giunto il momento di riportarli in patria, previo il riconoscimento ufficiale, e il Comandante potè trovare il riposo del guerriero. Fu una celebrazione di dimensioni colossali. Il feretro sbarca il 2 luglio 1997 all' aeroporto militare di San Antonio de Los Banos. Ad accoglierlo Fidel Castro, i compagni di lotta Leonardo Tamayo Nunez e Harry Villegas Tamayo detto 'Pombò, la vedova Aleida March e i quattro figli Camilo, Aleida, Celia ed Ernesto. Poi per tre mesi viene ospitato nel ministero delle Forze Armate a L'Avana. Ma l'omaggio della gente inizia ancor prima della partenza, e non è solo dei cubani. L' ospedale di Santa Cruz, la città boliviana dove è avvenuto il riconoscimento, viene preso d'assalto non appena si sparge la notizia del presunto ritrovamento da una folla che attende in silenzio l' ultimo verdetto dei medici legali.
Mazzi di fiori, candele, manifesti, foto del Comandante sbiadite e consunte dalla devozione, bambini intenti a disegnare ritratti del 'Che'. Anche all'Avana in seicentomila sfilano di fronte a quella piccola bara, ed è il sentimento popolare che nessuno è in grado di incanalare e gestire. Quindi la traslazione in un corteo di macchine fino a Santa Clara, la città che Che Guevara liberò dalle forze di Fulgencio Batista, e fu un'altra manifestazione di gente semplice, non inquadrata dal regime. Il Comandante da allora riposa in un mausoleo, da dove guarda sotto forma di statua di bronzo in direzione dell'Avana.
Fidel, il vecchio compagno, pronuncia un encomio funebre di grandi contenuti. Ma c'è chi nota che, con quella sepoltura seppur monumentale, l'eroe non sarà più lo stesso. E' morto, sembra dire il regime ai cubani, quindi era un uomo come gli altri. Se la sua salma non fosse mai stata trovata, ancora oggi sarebbe come Artù: vivo perchè nessuno sa dove sia sepolto. L'elemento essenziale del mito. Ora anche Castro è morto, e riposerà a Santa Ifigenia. I giorni di lutto nazionale sono nove. Per Che Guevara furono di fatto novanta. La salma sarà cremata e le ceneri saranno trasportate per quattro giorni attraverso tutta l'isola fino alla città, nell'estrema punta orientale dell'isola, dove germogliò la Rivoluzione, con l'assalto alla caserma Moncada, il 26 luglio del 1953. Un pellegrinaggio quasi sacrale, degno di un capo che aspira quasi al riconoscimento della sua natura divina. La proclamazione laica sarà quell'"evento di massa" previsto per lunedì nella Plaza de la Revolucion Jose Martì dell'Avana. Dopo di che i due rivoluzionari riposeranno per sempre, compagni di lotta e rivali alla conquista di quello che entrambi avevano a cuore quasi quanto la rivoluzione: l'amore del popolo. .