Roma - Il governo cinese ha ordinato il ritiro del passaporti ai cittadini residenti nella regione autonoma dello Xinjiang, dove vive la minoranza uigura che conta 11 milioni di persone. Ma secondo fonti di AgiChina, solo il 10% dei cittadini uiguri possiede il passaporto. Chi viene colpito dunque da questa nuova misura restrittiva? L’obiettivo della confisca dei passaporti, come riferiscono funzionari del Xinjiang al Global Times, è di “mantenere l’ordine” nella regione a più alto rischio di instabilità sociale di tutta la Cina. Più di recente, il governo centrale ha manifestato preoccupazione per il possibile sconfinamento dei gruppi terroristici: lo scorso anno il governo aveva stimato in circa trecento i cittadini uiguri che si erano addestrati in campi jihadisti controllati dallo Stato Islamico. Ma dietro a quella che in apparenza sembra l’ennesimo giro di vite su una minoranza turbolenta, di matrice islamica e indipendentista, che da tempo denuncia discriminazioni da parte della maggioranza han, vi sono ragioni ancora poco chiare: da una mossa politica in chiave anti-jihad all’introduzione di procedure amministrative volte a omologare i passaporti e ridurre le spese dei funzionari pubblici.