Bruxelles - La commissione Ue avrà "pazienza" con il Belgio sul Ceta, il trattato di libero scambio tra l'Unione europea e il Canada. "In questo momento - spiega il portavoce di Bruxelles, Margaritis Schinas - occorre avere pazienza. Non è abitudine della commissione lavorare con ultimatum, o rinvii".
Ieri il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha dato un ultimatum al Belgio fino a lunedì notte per dire sì o no all'accordo sul Ceta, bloccato proprio dalla Vallonia, la piccola regione meridionale francofona belga, che ha bocciato il trattato e ha potere di veto sul governo nazionale.
Senza il semaforo verde del Belgio la firma del trattato, prevista per il 27 ottobre, alla presenza del premier canadese, Justin Trudeau, sarà molto probabilmente annullata. La Vallonia ha già detto no all'ultimatum, chiede più tempo per esaminare i testi e il Belgio sta ora tentando in extremis di negoziare con i leader valloni. Questa bocciatura ha costretto il governo belga a votare contro il Ceta al Consiglio europeo, bloccandone il processo di ratifica. In base alle regole europee, infatti, i trattati commerciali devono essere approvati all’unanimità da tutti i Parlamenti dei Paesi compresi quelli regionali. E' comunque singolare che l’opposizione della Vallonia, con i suoi 3,6 milioni di abitanti, rischia di condizionare l’intera Unione, che ne ha più di 500 milioni.
Ceta, dai 500 milioni di risparmi allo stop a "copie" prodotti doc
Secondo quanto riferiscono fonti europee l'annullamento di giovedì come giorno della firma con il Canada non segnerà la fine del Ceta, poiché la commissione Ue intende lasciare qualche settimana supplementare al Belgio per trattare con la Vallonia. "Il Belgio - spiega il portavoce Schinas - è ancora in una fase in cui deve stabilire la sua posizione secondo le sue procedure istituzionali". "La Commissione - aggiunge - ha il più grande rispetto di questo processo".
Vallonia, la piccola regione contraria all'accordo Ceta
Il Ceta è stato negoziato nel corso degli ultimi sette anni e prevede l’eliminazione di più del 90 per cento dei dazi e delle barriere doganali tra Canada ed Europa. Secondo alcune stime, gli esportatori europei che lavorano in Canada risparmierebbero 500 milioni di euro l’anno da questo abbattimento. Insieme al fallimento del Ttip con gli Stati Uniti, i problemi del Ceta sembrano mostrare che in Europa sia sempre più difficile approvare norme sul commercio internazionale, dopo che per decenni trattati del genere hanno incontrato pochissimi ostacoli. (AGI)