di Paolo Dodero
Roma - Per Matteo Renzi è un "errore" la risoluzione su Gerusalemme adottata tre giorni fa dall'Unesco, in cui sostanzialmente si disconoscono i legami tra l'ebraismo e i luoghi sacri della stessa Gerusalemme. Dopo l'astensione dell'Italia al momento del voto, il Presidente del Consiglio è ritornato sulla questione, correggendo ulteriormente il tiro e definendo "incomprensibile, inaccettabile e sbagliato" l'utilizzo nel testo della sola definizione araba per il sito che i musulmani chiamano 'Spianata delle Moschee', mentre per gli israeliani e' il 'Monte del Tempio', comprendente tra l'altro il Muro del Pianto. Una presa di posizione forte, che in Israele è stata accolta con palese compiacimento: "Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa importante dichiarazione", si e' affrettato ad affermare il portavoce del ministero degli Esteri, Emmanuel Nahshon. Sull'autorevole quotidiano 'Haaretz' fonti riservate hanno inoltre elogiato "la comprensione da parte di Renzi della verità storica, e del tentativo che e' stato fatto di eliminare una parte della storia del giudaismo e della cristianità a Gerusalemme". Il premier non si è fermato alle critiche nello specifico ma, alludendo al mancato voto contrario dell'Italia espresso invece da altri Stati occidentali e comunitari (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Lituania ed Estonia) ha adombrato anche un nuovo atteggiamento generale sulla questione mediorientale. Al momento di decidere "la Farnesina e il governo sono andati in automatico", ha spiegato nel corso della conferenza stampa a Bruxelles al termine del vertice Ue. Si tratta di "una posizione che abbiamo preso per tanti anni", però "questo non vuol dire che non sia arrivato il momento di cambiare", ha sottolineato. "Non può esistere un giudizio come quello che è stato dato".
RENZI 'CONVOCA' GENTILONI
Renzi ha quindi reso noto di aver impartito direttive al personale diplomatico affinché "intervenga" e chiarisca meglio che cosa se ne pensa a Roma. Lui stesso intende discuterne di persona con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. E "se su questo c'è bisogno di rompere l'unità europea, si rompe", ha tagliato corto. Soddisfatta di tali puntualizzazioni si è subito detta la Comunità Ebraica italiana, che aveva manifestato il proprio sconcerto per la mera astensione. Anche se l'agenzia Onu ormai ha adottato il documento, peraltro con un numero di pareri positivi inferiore a quello delle astensioni (24 a 26 rispettivamente), il 'fronte' dei sostenitori mostra più di un cedimento: il Messico vorrebbe addirittura che si tenesse un'altra votazione mentre il Brasile, pur confermandosi favorevole, non ha nascosto delusione per il contenuto e lo stile del testo definitivo, e per l'avvenire ha escluso di appoggiarne altri simili. La risoluzione Unesco, il cui titolo è 'Palestina occupata', indica Israele come "un potere occupante", condanna "le crescenti aggressioni di Israele, in particolare degli estremisti di destra", disapprova "le restrizioni imposte da Israele all'accesso ai luoghi sacri", si rammarica "per il rifiuto di Israele di concedere i visti agli esperti dell'Unesco", si duole "per i danni causati dalle Forze armate israeliane", deplora il progetto israeliano di costruire due linee tranviarie nella citta' vecchia di Gerusalemme e un 'visitor center' a sud della Spianata. La risoluzione riafferma altresì che la porta di Mughrabi è "parte integrante della moschea Al Aqsa e della Spianata delle Moschee", che le tombe dei patriarchi a Hebron e quella di Rachele a Betlemme sono "parte integrante della Palestina". L'Unesco, infine, deplora "con forza il blocco israeliano della striscia di Gaza e l'intollerabile numero di vittime tra i bambini palestinesi". (AGI)