Siria, l'Isis perde la città dell'Apocalisse

Isis - carri armati Turchia al confine con la Siria (Afp)
Sotto attacco costante in Iraq e Siria, il Califfato continua a vedere ridotta la sua superficie. Stando all'ultimo rapporto dell’Ihs Conflict Monitor, nei primi nove mesi del 2016 il territorio controllato dai jihadisti si è ridotto del 16% (da 78mila chilometri quadrati a 65mila), dopo che già nel 2015 era passato da 90.800 chilometri quadrati a 78mila, con una perdita di territorio del 14%.
A Dabiq dovrebbe avvenire la battaglia finale tra le forze dell’Islam e quella dei bizantini (cristiani), nel giorno dell’Apocalisse: la profezia è menzionata in un canone del Profeta Maometto in tante forme ma in tutte viene individuata come il teatro dello scontro finale tra l'esercito musulmano e le forze di "Roma" intesa come cuore della cristianità. Per questo l’Isis l’aveva occupata nonostante sia un centro marginale in Siria. Dabiq era anche il nome della rivista tradotta in molte lingue con cui il Califfato ha diffuso per mesi la sua ideologia nel mondo. La città ha un altissimo valore simbolico anche per Ankara, erede dell'impero ottomano. Esattamente 500 anni fa, Dabiq fu teatro di un'importante battaglia: il 24 agosto 1516 (quando era conosciuta come Marj Dabiq) il sultano ottomano Selim I il 'crudele' sconfisse un'armata mamelucca (egiziana) per poi assumere il controllo dell'Egitto e da qui di tutto il Medio Oriente. (AGI)
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