Roma - Un sequestro di italiani all'estero non e' piu', ai giorni nostri, qualcosa che riguarda l'azienda, le sue casse, i sequestrati e le loro famiglie, ma e' anche un danno per il Paese, in termini di credibilita' e di costi. E le piccole aziende corrono piu' rischi, proprio per l'assenza di norme di comportamento condivise. Ne e' convinto Carlo Biffani, esperto di sicurezza internazionale e direttore generale della Security Consulting Group, secondo cui per prevenire questi incidenti in zone a rischio del mondo e' necessario istituire "una cabina di regia governativa, in grado di raccogliere dati, monitorare ed emanare regole, suggerire strategie e vigilare sull'ottemperamento delle norme". Non solo: in secondo luogo, ha spiegato l'esperto all'Agi, e' importante "creare una regola normativa in grado di far nascere anche in Italia realta' che possano provvedere alla sicurezza delle aziende che si muovono in territori a medio ed alto rischio".
Un'azienda piccola corre piu' rischi: "in genere queste realta' sono lasciate libere di fare e di agire secondo le differenti sensibilita', i rispettivi budget e le singole capacita'. Non esiste uno standard al quale attenersi e gli espatriati che lavorano per loro si muovono spesso unicamente basandosi sull'esperienza che deriva da anni di permanenza in determinati scenari" spiega Biffani. Non e' un caso infatti se "a pagare pegno, a volte in maniera drammatica, siano proprio i dipendenti delle aziende medio piccole che lavorano per realta' che sono sub-contractors delle grandi capofila". Queste realta', prosegue l'esperto, "esistono e fanno fortuna in Paesi nostri alleati e confinanti e sono una delle ragioni per le quali il rischio di rapimenti di tecnici inglesi o francesi, solo per fare due esempi, e' di fatto piuttosto ridotto se non annullato, rispetto a quanto purtroppo accade ai nostri concittadini".
Secondo Biffani, "un rapimento di connazionali in un Paese ad alta criticita', rischia in primis di essere drammaticamente sfruttato a fini propagandistici dai movimenti del jihaad e finire in tragedia e poi di condizionare le scelte strategiche del governo, spostando equilibri nelle dinamiche di relazione con i propri alleati e con i governi dei luoghi nei quali il sequestro si verifica. Ammesso che di 'governi' in taluni casi si possa parlare". Per non parlare di quelli che sono "i costi in solido da affrontare nella gestione di una attivita' di negoziazione". (AGI)