Roma - "L'Isis e' un'organizzazione pericolosissima. Utilizzera' qualsiasi mezzo per inviare i suoi militanti in Italia e in Europa. Non sarei sorpreso di scoprire che i suoi uomini si nascondono sui barconi in viaggio verso le vostre coste. Dobbiamo affrontare insieme questo problema ed essere consapevoli che tra i migranti possono trovarsi terroristi. L'Isis ci minaccia tutti allo stesso moto": cosi' il premier libico, Fayez al-Serraj, che in un'intervista al Corriere della sera, ha chiesto l'aiuto del governo italiano: "A Roma chiediamo ospedali e mezzi". Il premier del governo di unita' nazionale libico chiede all'Italia di "trattare e curare nei suoi ospedali i feriti di guerra: vorremo piu' cooperazione in questo senso" e anche "ospedali da campo che sarebbero molto utili per trattare in tempo utile i nostri feriti gravi sulle prime linee". Il premier apprezza la scelta italiana di permettere ai caccia americani, impegnati nei raid aerei sulla roccaforte jihadista Sirte, di utilizzare la base di Sigonella. "I contributi italiani in ogni caso -conclude- sono sostanzialmente umanitari: contribuiscono a risparmiare vite umane". Quanto ai tempi per sconfiggere l'Isis, secondo Serraj non saranno lunghi, "probabilmente non mesi, solo oche settimane".
Uomini delle forze speciali americane aiutano in maniera diretta e sul terreno, a Sirte, gli alleati libici man mano che si intensifica l'offensiva contro le postazioni dell'Isis nella roccaforte libica: lo scrive il Washington Post.
Secondo il quotidiano, che cita fonti di sicurezza occidentali e locali in Libia, un piccolo gruppo di forze speciali statunitensi e britanniche lavora insieme con le forze leali al governo provvisorio libico per raccogliere informazioni di intelligence e coordinare gli attacchi aerei statunitensi. Personale statunitense e britannico e' stato visto a Sirte in diverse occasioni.
All'inizio del mese, gli Usa hanno cominciato la campagna di raid regolari in Libia contro le postazioni jihadiste su richiesta del governo del premier Fayez al-Serraj. Il Pentagono non ha voluto commentare la notizia ma ha riconosciuto che piccoli team statunitensi lavorano per raccogliere informazioni sul terreno. Secondo le fonti consultate dal quotidiano, invece le forze speciali statunitensi e britanniche stanno lavorando a Sirte, attrezzate per il combattimento. Secondo una fonte americana che ha fornito dettagli, gli americani hanno stabilito un centro operativo alle porte di Sirte con l'intenzione di appoggiare i passi avanti delle truppe locali leali al governo provvisorio.
L'offensiva in Libia e' un ulteriore esempio della strategia statunitense, promossa dall'amministrazione Obama, che affida il protagonismo della strategia antiterrorista a piccoli gruppi di forze speciali, che realizzano missioni con la massima discrezione. Gli Usa hanno una strategia simile anche in Siria, con circa 300 soldati, mentre in Iraq consigliano e assistono le truppe irachene e curde con circa 4mila uomini. (AGI)