Londra - Il Regno Unito invase l'Iraq in maniera precipitosa nel 2003, senza cercare di trovare "una soluzione alternativa": è questa in sintesi la conclusione a cui è giunta la commissione messa in piedi sette anni fa dal governo britannico per fare chiarezza sulle decisioni che portarono il governo di Tony Blair a unirsi agli Stati Uniti nella guerra contro il regime di Saddam Hussein. Leggendo l'attesissimo rapporto davanti alla stampa al centro congressi Queen Elizabet II, a Westminster, Sir John Chilcot, presidente della commissione al lavoro dal 2009, ha spiegato di aver valutato se fosse "giusto e necessario" invadere l'Iraq e "se il Regno Unito avrebbe potuto essere -e dovuto essere - più preparato per gli accadimenti che seguirono" (in Iraq morirono 179 soldati britannici). "Abbiamo concluso -ha detto- che il Regno Unito si unì all'invasione in Iraq prima che le opzioni pacifiche per il disarmo fossero tutte esplorate. L'opzione militare in quel momento non era l''ultima risorsa'".
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Chilcot ha aggiunto che i piani per l'attacco erano completamente inadeguati, al pari della preparazione delle forze britanniche. Inoltre l'affermazione che l'invasione fosse giustificata dal possesso di armi di distruzione di massa da parte del regime di Bagdad venne fatta con "una certezza ingiustificata" e infatti quelle armi non furono mai trovate. Al governo britannico e all'amministrazione Usa di George W. Bush, inoltre, viene rimproverato di aver agito senza il sostegno della maggioranza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, minandone l'autorità.
Da parte sua Blair si è difeso dicendo aver agito "in buona fede" e, ha sottolineato, "in quello che ritenevo fosse il miglior interesse della Gran Bretagna". In un comunicato diffuso dal suo ufficio, l'ex premier ha aggiunto: "Io non credo che la rimozione di Saddam Hussein sia la causa del terrorismo a cui assistiamo in Medio Oriente e altrove". "Rammarico, scuse e pena, piu' di quanto possiate immaginare", ha commentato ancora un Tony Blair dimesso, ben lontano dalla verve mostrata al tempo della sua ascesa alla guida del Labour e della Gran Bretagna. Però, aggiunge "il rapporto chiarisce che non vi furono menzogne, il parlamento e il governo non furono ingannati e non si tratto' in segreto l'impegno ad andare in guerra".
Alla vigilia della guerra in Iraq nel 2003, l'ex premier britannico Tony Blair presentò come certi alcuni dati di intelligence e valutazioni "fallaci" sul fatto che Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa. "Non furono messi in dubbio, mentre avrebbero dovuto" - ha detto Chilcot - convinto inoltre che l'allora premier impegnò militarmente il Regno Unito senza che fossero esplorate tutte le alternative pacifiche possibili. Non solo: Blair, che voleva portare il Regno Unito a invadere l'Iraq al fianco degli Usa, era stato avvertito delle rischiose conseguenze della guerra: "Era stato messo in guardia che un'azione militare avrebbe aumentato la minaccia di al-Qaeda al Regno Unito e agli interessi britannici. Era stato anche avvertito che un'invasione avrebbe potuto far finire le armi e le capacita' militari irachene nelle mani dei terroristi", ha insistito Sir Chilcot. (AGI)