Tokyo - Lieto fine dopo sei giorni all'incubo che ha tenuto in ansia tutto il Giappone: e' stato ritrovato vivo e in buone condizioni il bimbo di sette anni abbandonato per punizione dai genitori e di cui si erano perse le tracce da sabato scorso. Il piccolo Yamato Tanooka era all'interno di una postazione militare, un baracchino in lamiera a poco piu' di 5 chilometri dal punto dell'isola di Hokkaido in cui era stato abbandonato: probabilmente ha trascorso molto tempo al suo interno, dissetandosi da una piccola fontana di fronte. Il padre ha spiegato di aver "chiesto scusa" al figlio per avergli causato tanto dolore. "Lui ha annuito, le labbra un po' asciutte... E' incredibile che sia sano e salvo. Non so trovare le parole", ha detto singhiozzando l'uomo che in questi giorni è stato bersaglio di durissime critiche. Piu' tardi, visibilmente provato, ha chiesto scusa a tutti: "Il mio gesto eccessivo gli ha creato enormi problemi. Chiedo profondamente perdono a tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni di soccorso e a tutti coloro a cui ho provocato apprensione". Yamato è in uno stato di salute "relativamente buono" considerato che al momento della sua sparizione non aveva ne' acqua, ne' cibo, hanno riferito i medici.
L'immagine della barella che porta via il piccolo e lo trasborda in elicottero verso l'ospedale di Hakodate, rilanciata per ore dalle tv nipponiche, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto il Giappone, ma intanto non si placano le polemiche sulla sproporzione del castigo inflitto al piccolo, un vero e proprio "abuso" secondo molti.
Alle 8 del mattino (quando in Italia era l'una di notte) lo ha trovato un soldato: ha aperto la porta di un edificio della base e il piccolo era lì che dormiva su un materasso. "Quando gli ho chiesto 'Sei Yamato?', il bimbo ha risposto sì. Poi ha detto che aveva fame, e così gli ho dato acqua, pane, e polpette di riso". E' stato subito portato in ospedale per i controlli sanitari e i medici lo hanno trovato "lievemente" disidratato e malnutrito. Nei sei giorni che ha tascorso completamente solo in una zona popolata dagli orsi, ha bevuto solo acqua e ha resistito alle basse temperature, che nella zona arrivano a 5 gradi: presenta infatti lievi segni di ipotermia e arrossamenti alle gambe e alle mane, per cui rimarrà ricoverato tre giorni. Il piccolo era stato abbandonato in una zona di boschi e montagne per punizione dai genitori sabato scorso. Ed era sceso in campo l'esercito giapponese per ritrovarlo: decine di uomini, che hanno setacciato per giorni insieme a 130 tra poliziotti e vigili del fuoco, la vasta area boschiva alle pendici del monte Komagatake, sull'isola di Hokkaido. Le televisioni giapponesi hanno interrotto le trasmissioni per dare la notizia. Il caso aveva tenuto in ansia l'opinione pubblica di tutto il mondo. Durante una gita sul monte Komagatake, nell'isola di Hokkaido (nord), in una zona popolata dagli orsi e in cui le temperature di notte scendono molto, il bambino era stato abbandonato per punizione, costretto a scendere dall'automobile dai genitori, esasperati dal suo comportamento (aveva lanciato sassi contro alcune autovetture). Quando i genitori -loro sostengono dopo pochi minuti- erano tornati indietro, lui non c'era piu'. "Volevo solo punirlo, spaventarlo per un po'", aveva successivamente spiegato il padre, 44 anni. I genitori avevano denunciato la scomparsa del figlio dopo qualche ora, raccontando in un primo tempo che il bambino si era perso mentre raccoglieva fiori nel bosco. E adesso il web è scatenato: si alternano commenti di festa, allegria, ma anche critiche ai genitori di Yamato per la durezza della punizione imposta al bambino; c'e' chi si sipnge a chiedere che vengano fatti loro pagare i costi per l'imponente operazione di ricerca. Per il piccolo, solo complimenti: un 'rambo' in erba che ha saputo superare le avversita'. La fotografia del piccolo sorridente, con le due dita in segno di vittoria, ha fatto il giro del mondo: a sette anni appena, Yamato ha superato la fame, vinto la solitudine e si è fatto una ragione di un punizione che poteva finire in tragedia. (AGI)