Il Cairo - Il presidente egiziano Fatah al Sisi ha puntato il dito contro i media locali che avrebbero trasformato il caso dell'omicidio di Giulio regeni in un problema "molto più grave". "Ci sono alcuni mezzi di comunicazione a livello locale, che hanno lanciato criptiche accuse contro gli apparati di sicurezza che sarebbero responsabili dell'omicidio del giovane italiano", ha affermato il presidente in un discorso in occasione dell'incontro con i portavoce dei gruppi parlamentari e del Consiglio nazionale per i diritti umani, i leader dei sindacati e dei gruppi editoriali, che vede fra gli argomenti principali proprio il caso del giovane ricercatore italiano ucciso al Cairo.
Secondo al Sisi, tali notizie sono state poi utilizzate dai media internazionali per lanciare accuse contro le forze di sicurezza. "Noi egiziani abbiamo creato il problema dell'omicidio del giovane italiano", ha stigmatizzato il presidente secondo quanto riferito in un tweet dal Daily News Egypt. Il presidente egiziano ha poi rinnovato le condoglianze alla famiglia del ricercatore italiano, si legge in un altro tweet del quotidiano.
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L'Egitto "nel caso di Giulio Regeni ha agito in totale trasparenza", ha insistito il presidente egiziano ribadendo che "i rapporti con l'Italia sono unici". E ha lanciato un nuovo monito ai media locali e internazionali, invitandoli a "non dipendere dai social network per scriverei loro articoli sull'Egitto: il rischio è di innescare un vortice senza fine di voci e accuse infondate", ha avvertito. "Voglio dire che stiamo affrontando questo problema nel modo più trasparente", ha proseguito invitando l'Italia a inviare nuovamente i propri investigatori sul campo per prendere parte ai passi compiuti dagli inquirenti e investigatori egiziani. "Voglio ricordare che il procuratore generale sta seguendo di persona le indagini, questo significa che il caso è in cima all'agenda dell'autorità giudiziaria", ha sottolineato al Sisi. Il presidente ha aggiunto: "Perché stiamo prestando la massima attenzione al caso Regeni? Perché l'Italia è stata il primo paese a stare dalla nostra parte dopo la rivolta del 30 giugno".