Washington - L'Fbi accusa l'Europa di superficialità nella lotta al terrorismo. "Noi forniamo loro dati, forniamo loro supporto, e direi che e' preoccupante non se ne servano per contribuire al monitoraggio nell'interesse della loro stessa sicurezza in materia di collegamenti aerei e marittimi, di controlli alle frontiere, di visti e di altro che riguardi i viaggi", ha lamentato Christopher Piehota, da tre anni direttore del centro di analisisi della polizia federale Usa, in un'intervista esclusiva alla Cnn. Eppure, ha sottolineato, "contiamo su di loro" affinche' sorveglino i sospetti e "conducano indagini e altre operazioni in grado di aiutarci a identificarli". Il dirigente dell'Fbi ha ricordato che, mentre nel suo Paese (che pure ha una struttura federale) esiste una banca dati centralizzata sui sospetti terroristi, ogni Stato europeo invece ne ha una propria, distinta dalle altre. E la differenza si e' vista in occasione degli attentati a Parigi del 13 novembre 2015 e di Bruxelles del 22 marzo scorso.
"Alcuni degli individui responsabili li conoscevamo", ha ribadito Piehota. "Se fossero stati identificati adeguatamente, li si sarebbe potuti catturare", quanto meno all'atto di attraversare il confine tra un Paese alleato e l'altro, cosa che entrambi fecero. La stessa Cnn per esempio a suo tempo rese noto che due dei kamikaze all'opera nella capitale belga, i fratelli El Bakraoui, erano sulle liste statunitensi da tempo: uno, Ibrahim, persino da prima degli attacchi parigini e l'altro, Khalid, da poco dopo. (AGI)