Il Cairo - Il Cairo prova a mettere un punto fermo sull'inchiesta per la morte di Giulio Regeni. Due mesi dopo la sparizione al Cairo del giovane studioso friulano, la polizia egiziana ha fatto sapere di avere ucciso i quattro responsabili dell'omicidio e di aver ritrovato anche il suo passaporto e gli effetti personali, tra cui una carta di credito (da cui non è al momento dato sapere se siano state effettuate spese tra il 25 gennaio, giorno della sua sparizione, e il 3 febbraio, ritrovamento del cadavere, come avrebbero fatto dei normali criminali) e i suoi badge dell'Università Americana del Cairo e dell'Università di Cambridge. Il ministero dell'Interno egiziano posta le foto dei documenti sul suo profilo Facebook ufficiale insieme al comunicato stampa degli arresti.
صرح مسئول المركز الإعلامى الأمنى بوزارة الداخلية أنه فى ضوء تمكن الأجهزة الأمنية بمديرية أمن القاهرة صباح اليوم 24 الجار...
Pubblicato da الصفحة الرسمية لوزارة الداخلية su Venerdì 25 marzo 2016
Secondo il ministero dell'Interno del Cairo, i quattro uccisi erano membri di una banda criminale che si era specializzata nel sequestro di stranieri e che si facevano passare per poliziotti. Nello scontro con le forze di sicurezza egiziane è morta anche una quinta persona di identità sconosciuta. In un comunicato, accompagnato da foto, il ministero ha aggiunto di aver trovato nella casa della sorella di uno di questo uomini, Tarek Saad Abdelfatah, "una borsa rossa" con gli effetti personali di Giulio Regeni. La sorella di Abdelfatah avrebbe riconosciuto con la polizia che il fratello la visitava occasionalmente e che la borsa apparteneva al fratello. Stando alla versione ufficiale, i sospettati "si trovavano su un minibus nella zona del New Cairo, quando hanno visto gli agenti della polizia e hanno aperto il fuoco". "Gli agenti hanno risposto al fuoco e i sospetti sono rimasti uccisi", conclude la nota, aggiungendo che sono stati ritrovati anche una mitraglietta e una pistola, e documenti falsi di polizia. "Le indagini hanno dimostrato che la banda aveva compiuto nove furti nella zona di Nasr City e New Cairo", aree entrambe nella capitale egiziana. Le nove vittime sono un italiano, identificato come David K., un portoghese, un nigeriano e sei egiziani. Tuttavia la nota non specifica con la stessa chiarezza se Regeni fu sequestrato e assassinato dalla stessa banda e si limita a informare che gli oggetti trovati sono stati consegnati alla procura.
Regeni, il 28enne dottorando all'Università di Cambridge, era scomparso il 25 gennaio nel centro del Cairo e ritrovato morto il 3 febbraio con evidenti segni di violenza sul corpo. Da quando il cadavere è stato ritrovato i sospetti si sono in gran parte concentrati sui servizi di sicurezza del Cairo: uomini dell'intelligence, conosciuti per i modi feroci, che lo avrebbero rapito e torturato sospettando che avesse legami con ambienti jihadisti. Da tempo i servizi di polizia e di intelligence sono accusati dalle organizzazioni a difesa dei diritti umani egiziani e internazionali di detenzioni illegali, sparizioni forzate, tortura, omicidi arbitrari. Il 10 marzo, il Parlamento europeo ha approvato un risoluzione nella quale ha denunciato "la tortura e l'assassino in circostanza sospette" dello studente italiano e che è stata respinta dal ministero degli Esteri e del suo Parlamento. L'Egitto ha sempre respinto al mittente l'accusa e anzi ha promesso all'Italia "un'inchiesta trasparente" e di portare alla luce "tutta la verità sullo studente, che al Cairo conduceva una ricerca sul campo sui movimenti sindacali. (AGI)