Roma - Tempi e modi dell'intervento della coalizione internazionale anti Isis sono ancora da definire, ma con il passare delle ore sembra assumere sempre piu' consistenza l'ipotesi che la guida della Liam (Lybian International assistance mission) venga affidata all'Italia. Ed e' bastato che ieri il segretario alla Difesa Usa, Ash Carter, si sbilanciasse in tal senso ("l'Italia ha offerto di assumere la guida in Libia. E noi abbiamo gia' promesso che l'appoggeremo con forza") per innescare la ridda di anticipazioni su chi potrebbe essere chiamato a ricoprire il ruolo di comandante.
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In effetti, un candidato naturale sembra gia' esserci, e sembra partire con netto vantaggio su chiunque altro: il generale Paolo Serra, 59 anni, torinese di nascita, che alle sue ripetute, prestigiose esperienze di comando all'estero (in Kosovo, Afghanistan e Libano, dove e' stato per due anni e mezzo comandante della forza e capo della missione Unifil) somma l'attuale incarico, quello di "senior advisor" per le questioni di sicurezza in Libia". In pratica, Serra dal 15 novembre scorso e' il consigliere militare del Rappresentante speciale del segretario generale Onu per la risoluzione della crisi nel Paese nordafricano, il tedesco Martin Kobler. E in questi tre mesi e mezzo, al fianco di Kobler, ha toccato con mano, in decine di incontri e colloqui, quell'autentico rompicapo di fazioni e interessi contrapposti in gioco che tuttora impedisce la formazione - auspicata da tutta la Coalizione - di un governo di unita' nazionale.
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Serra, una laurea in Scienze strategiche e un Master presso lo US Army War College di Carlisle, in Pennsylvania, pare insomma l'uomo giusto al posto giusto. E potrebbe avere un 'concorrente' (non diretto) in un altro torinese, l'ammiraglio Enrico Credendino. Anche per lui, parla il cursus honorum: che dopo diversi incarichi anche internazionali lo ha visto prima al comando della Forza navale europea impegnata nell'operazione "Atalanta" anti-pirateria e, poi dal maggio 2015, alla guida - con eccellenti risultati - della missione EunavforMed-Sophia contro il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Traffico che ha proprio nella Libia uno dei suoi snodi fondamentali. Credendino, in caso di 'evoluzione' della missione (attualmente a targa europea) , assumerebbe la guida della "fase 2b", quella che prevede l'intervento in acque territoriali libiche contro gli scafisti. Anche per questo c'e' bisogno di una risoluzione dell'Onu e, di fatto, del consenso di un governo libico: lo stesso 'schema' previsto per Lyam. Altri nomi in lizza spendibili per ruoli di comando, in assenza di un curriculum altrettanto pesante, sembrano essere poco piu' di outsider anche perche' - al momento - non e'ancora chiaro come e quando si passera' dalle parole a fatti. La posizione del nostro Paese, ribadita nel recente Consiglio supremo di difesa, e' nota: intervento si', ma solo nell'ambito di una cornice di legittimita' internazionale (leggi via libera dell'Onu, gia' di fatto acquisito) e su richiesta del governo libico. Governo che pero' ancora manca: il si' alla fiducia e' saltato ancora una volta. Difficile prevedere, insomma , se sara' una missione con un contingente numericamente consistente, e con compiti decisamente 'operativi' o, piu' probabilmente, di addestramento delle forze locali, di protezione di obiettivi sensibili e di supporto alle operazioni di 'forze speciali'. Un 'profilo' che non potra' non condizionare anche la scelta del comandante.
Lega, Sinistra Italiana, M5S e FI hanno chiesto in Aula a Montecitorio che il governo riferisca in Parlamento sull'impegno militare italiano in Libia. Il presidente di turno, Roberto Giachetti, ha raccolto le indicazioni arrivate dai gruppi di opposizioni per girarle, come di competenza, alla Presidenza della Camera perche' le rappresenti al governo, ed ha prospettato la prossima Conferenza dei capigruppo come prevedibile sede piu' ravvicinata per tornare ufficialmente sulla questione.
"Le dichiarazioni del segretario alla Difesa americano Carter confermano cio' che e' noto da tempo. Segnalano il consenso americano alla richiesta italiana di assumere un ruolo di leadership nell'opera di State Building quando questa sara' richiesta dal governo di unita' nazionale che ci auguriamo possa nascere presto, dopo i ripetuti rinvii che sono un serio motivo di preoccupazione", ha spiegato all'Agi il senatore del Pd Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa a Palazzo Madama. "Al momento non risulta siano previste iniziative di carattere militare sul terreno libico e dunque non vi sono provvedimenti formali da adottare in Parlamento". Per il senatore Latorre "altra cosa e' l'esigenza di valutare l'opportunita' di tenere informato il Parlamento sugli sviluppi della vicenda libica con comunicazioni informali che si potrebbero svolgere anche nelle commissioni parlamentari". (AGI)